VI DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO/A
GESÙ non è venuto ad abolire la Legge o i Profeti, cioè l'antica rivelazione ebraica, che ha accompagnato Israele nel suo cammino di fede, ma è venuto a darle compimento.
Difatti egli indica se stesso come il Messia, colui che ora è la base, il centro e l'apice della Legge antica. Nella I Lettura si legge che Dio «non ha comandato a nessuno di essere empio, e non ha dato a nessuno il permesso di peccare».
Nel Vangelo, citando ripetutamente l'Antico Testamento e soprattutto il Decalogo, Gesù radicalizza la Legge estendendo il suo influsso all'interno dell'uomo. Essa impegna il pensiero, lo sguardo, il cuore dei discepoli. Ciò costituisce la Legge nuova e definitiva.
Ma per farla propria, bisogna praticare una lotta impegnativa contro il male, che può essere commesso «con il piede, con la mano, con l'occhio, con la mente».
Per questo Gesù ricorre ad espressioni paradossali: per entrare nel regno del Padre celeste, è meglio privarsi dell'occhio destro o della mano destra. San Paolo, nel rilevare che occorre un cuore nuovo, indica una via sicura di riuscita: lasciarsi condurre dallo Spirito, maestro interiore.
Sergio Gaspari,
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