III DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO/A
NELLA Bibbia quando Dio squarcia le tenebre, simbolo del male, e fa sorgere la luce, creatrice di vita, significa che per i suoi fedeli si delineano percorsi nuovi e si creano situazioni di gioia insperata. La I Lettura parla di un popolo che, immerso nelle tenebre, inaspettatamente ha visto una grande luce.
Questa luce, che riecheggia nel Vangelo, è la Luce sfolgorante e senza tramonto del Re Messia. Ma essa non spunta a Gerusalemme, bensì nella Galilea delle genti, dove vivono mescolati tra loro ebrei, pagani, emarginati e malati. Vi è qui un cambio di prospettiva che spiega l'appello alla conversione.
Anzitutto Gesù inaugura un nuovo modo per rapportarsi a lui: non sarà più il discepolo a scegliersi il maestro, ma il Maestro a chiamare a sé il proprio discepolo. Poi seguire il Maestro vuol dire lasciare il padre (gli affetti) e la barca (gli averi). Ciò però amplia la missione («Vi farò pescatori di uomin») e dona la grazia di guarire, come Gesù, ogni sorta di malattie. Infine la viva esortazione di san Paolo all'unità: «Non vi siano divisioni tra voi». I discepoli devono agire in perfetta sintonia.
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Sergio Gaspari
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