sabato 12 dicembre 2015

Il giorno del Signore : III DOMENICA D'AVVENTO / C

10 dicembre 2015

Nonostante le nostre pene, le nostre preoccupazioni, le nostre stanchezze, abbiamo fiducia! Dio non ci abbandonerà mai. Restiamo nella pace, perché il Battesimo ci ha immersi nell’amore eterno di Dio, manifestato in Cristo.

INTERROGAVANO GIOVANNI: «CHE COSA DOBBIAMO FARE?»

Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».


Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
LA salvezza è vicina, la liberazione del popolo d'Israele si sta realizzando. Cosa fare in questo breve tempo che precede la venuta del Messia? Questo si chiedevano i contemporanei di Giovanni Battista, come riferisce l’evangelista Luca (Vangelo). Questo è ancora l’interrogativo che l’uomo si pone davanti all’invito di Cristo a stringere un patto d'amicizia con Lui. La proposta di Giovanni è semplice: cambiare vita e passare da una mentalità egoistica all’apertura agli altri. Considerare chi incontriamo come un fratello con il quale condividere il cammino, sostituendo la logica del potere e della sopraffazione con quella della solidarietà e della carità. È questo il senso dell’invito di Giovanni a dare a chi ne è sprovvisto la tunica doppia o a offrire il cibo. Questi gesti renderanno meno tristi molte persone. È questo il clima che deve definire questo tempo di attesa del Messia. La tristezza deve lasciare spazio alla gioia, così il profeta Sofonia (I Lettura), perché il Signore interviene per liberare il suo popolo. Un atteggiamento di gioia che nessuno può rubare, come scrive l’apostolo Paolo (II Lettura). Il Signore è vicino, tutto il resto passa.
Nicola Gori

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