martedì 7 novembre 2017

Giovanni Granucci Tenente Colonello dei Mille di Garibaldi

Continua il lavoro di ricerca sulla vita di Giovanni Granucci , sicuramente un lavoro difficile in quanto le testimonianze ritrovate sono poche.
Nelle foto a seguire si vedono l ' abitazione di Giovanni Granucci a Lamon in provincia di Belluno, dove Giovanni viveva con la moglie conosciuta a Verona al termine della spedizione dei Mille.
La " casa del Capitano " come ancora oggi viene chiamata, era una delle più belle abitazioni di Lamon. Le foto delle lapidi a ricordo di Giovanni, sono dell'amministrazione comunale e di un nipote da parte della moglie, infatti Giovanni non ha mai avuto figli.
Purtroppo le onorificenze, e le medaglie, custodite un tempo dalla moglie, sono state rubate.
 
 
 

sabato 4 novembre 2017

4 Novembre 2017. Corona d'alloro a ricordo di Granucci Giovanni

Questa mattina, a Calci (PI) , in occasione della Giornata di Unità Nazionale e delle Forze Armate, l'amministrazione comunale ha ricordato tra gli altri, anche Giovanni Granucci, Tenente Colonnello trai Mille di Garibaldi , ponendo una corona d'alloro alla base della targa che lo ricorda, nella strada che porta il suo nome. Un ringraziamento doveroso da parte della famiglia a tutta l'amministrazione comunale ed in particolare al sindaco Massimiliano Ghimenti .
Continuano in tanto gli studi e le ricerche per approfondire alcuni aspetti della vita di questo mio lontano parente, anche con la collaborazione di uno storico di Lamon in provincia di Belluno, dove Giovanni Granucci visse e morì dopo la spedizione dei Mille.

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 2017

5 novembre 2017

Gesù rimprovera gli scribi e i farisei, i capi e le guide del popolo. Non per quello che dicono e insegnano – che va accolto – ma per la loro incoerenza e infedeltà. Sono esigenti, rigidi con gli altri, ma permissivi con se stessi. Gesù Maestro si preoccupa di educare il loro e il nostro spirito..

SULLA CATTEDRA DI MOSÈ CI SONO GLI SCRIBI E I FARISEI

Commento - Disegno: Stefano Pachì
VI è una grande tensione fra Gesù e i capi della nazione: il Signore smaschera la loro falsa religiosità fatta di ostentazione e privilegi. Il Vangelo ha la sua eco nel brano di Malachia (I Lettura) che si scaglia contro i sacerdoti del tempio: si sono allontanati dalla via del Signore e sono diventati un inciampo che fa cadere il popolo, cioè uno scandalo per i fedeli del tempo. Il profeta li invita ad essere uniti nel bene guardando all’unico Dio. Il rischio dell’ipocrisia è una tentazione presente in ogni epoca: la fede cristiana è splendida ed esigente, per questo si può cadere in una sorta di simulazione, in cui la vita non corrisponde al Vangelo.
Il Signore, denunciando il comportamento ipocrita dei farisei, vuole invitarci a vigilare su questo aspetto: se gli altri cercano la fama, il successo, l’applauso, il consenso, non così deve essere per chi vuole davvero seguirlo. Egli ci mette in guardia perché l’insidia del posto d’onore, può fuorviare il discepolo. Come Paolo (II Lettura), che racconta la sua premura ai Tessalonicesi, anche noi siamo chiamati ad essere servitori della gioia dei fratelli, immersi nella croce di Cristo e vittoriosi nella sua Risurrezione.


Elide Siviero

I MILLE : ANCHE UN CALCESANO CON I MILLE DI GARIBALDI

I MILLE : ANCHE UN CALCESANO CON I MILLE DI GARIBALDI

Il libro di Deconto di un garibaldino ,controllato e firmato da Giovanni Granucci



ANCHE UN CALCESANO CON I mille DI GARIBALDI

C’era anche un Calcesano tra i 1089 garibaldini che parteciparono attivamente alla spedizione dei Mille.
Si chiamava Giovanni Granucci (figlio di Paolo) e fece parte di quella piccola schiera di Pisani (erano in 4, insieme a lui Giuseppe del Chicca, funaiolo; Angelo Marabotti, carraio; Tommaso Romani, sarto) che partirono il 5 Maggio del 1860 da Quartu con Garibaldi per la grande spedizione che portò all’unione dell’Italia.
Ma chi era Giovanni Granucci?
Dall’elenco ufficiale dei Mille,Tratto dalla gazzetta ufficiale del 12 Nov. 1878 – n°226 e riprodotto nell’opera : “I Mille da Genova a Capua” di G.Bondi (ed B.U.Rizzoli) si trova nell’elenco al n°526 GRANUCCI GIOVANNI fu Paolo di Calci (Pisa).
Dal registro dei Battezzati della Pieve di Calci dell’anno 1838, abbiamo tratto l’atto di battesimo, a margine contrassegnato “ Castelmaggiore “ – GRANUCCI GIOVANNI, Valentino, Cesare di Paolo, del fu Pietro e di Maria di Valentino Vanni L. C. Btz (legittimi coniugi battezzati) nato il di 13 Dicembre a ore 3 di sera, battezzato a ore 2,1/2 dal Sig. Pievano Del Corso – Compare Raimondo Punta.
La famiglia Granucci non risulta tra le antiche famiglie calcesane, la sua comparsa nella vallata calcesana, sembra non spingersi oltre gli inizi del XIX secolo; da allora la sua dimora fu la parrocchia di Castelmaggiore. I suoi componenti esercitavano il mestiere di mugnai, come figlia di mugnai era anche la madre di Giovanni, Maria di Valentino o Valente, quel Valente che ha dato il suo nome al conosciutissimo ponte sullo Zambra.
Il giovane Giovanni seguiva la tradizione familiare, come mugnaio alle dipendenze della ditta Tellini. Per l’apprezzamento della sua intelligenza vivace, la direzione dello stabilimento gli aveva affidato la responsabilità di magazziniere nel deposito di grani e farine gestito a Pisa.
Di temperamento altéro, venuto a contrasto con il suo datore di lavoro, si racconta che un giorno Giovanni buttò le chiavi del magazzino in Arno e scomparve, troncando ogni rapporto con la ditta dove lavorava, con la famiglia, con gli amici.
Ebbe con la famiglia rapporti soltanto epistolari, ma le sue lettere sono andate perdute, eccetto una cartolina spedita da Lamon (Belluno) l’8 giugno 1897 e, incredibilmente ma vero, arrivata a Calci il giorno successivo. Questa cartolina è gelosamente custodita da me e mio padre, discendenti diretti di Giovanni.
Il paese non lo rivide più, né i discendenti conservano di lui notizie certe o particolari memorie.
Dal “ Dizionario del Risorgimento Nazionale “ si rileva il suo brillante curriculum d Garibaldino che testualmente riporto :
GRANUCCI GIOVANNI – n° 13/12/1839 a Calci - m. Dicembre 1914 a Lamon (Belluno). Fece come volontario di un anno la campagna del 1859 e fu decorato della medaglia francese. L’anno seguente prese parte alla Spedizione dei Mille e poco dopo la presa di Palermo, venne nominato sottotenente nella 18° Divisione dell’esercito di Garibaldi (11 Giugno) quindi promosso luogotenente ed insignito della medaglia d’argento per essersi distinto nei fatti d’arme di Villa Gualtieri (episodio della battaglia del Volturno – 1° Ottobre ) – Confermato nel medesimo grado nel Corpo dei Volontari Italiani (4 Agosto 1861) e poi nel 3° fanteria (27 Marzo 1862) partecipò alla campagna del 1866 e fu infine riformato il 3 Sett. 1871. Passato successivamente nella milizia provinciale, nella milizia mobile e nella riserva, raggiunse in questo ultimo corpo il grado di Tenenente Colonnello (1903).

Non si sa molto di più di questo personaggio. Nel 1878 era residente a Verona,e nel 1910 a Feltre,
come già detto morì a Lamon (Belluno).In pratica dopo la spedizione dei Mille scelse di vivere in Veneto. La mia personalissima opinione è che scelse di vivere in quella regione magari seguendo consigli di alcuni suoi compagni della spedizione che sono appunto di quelle zone.
Recentemente ho trovato un’altra piccola testimonianza della sua vita, solo poche righe riportate nel libro di Pia Palmieri Gaio, “ Nel silenzio della collina “un omaggio a Lamon, che dice :
“”Il ricordo di un personaggio strano, come il tenente colonnello Giovanni Granucci, già volontario dei Mille di Garibaldi arrivato a Lamon seguendo la moglie. “”
Si sa dunque che era sposato, ma nonostante le ricerche non si sono trovate persone che si chiamano Granucci in tutto il Veneto.

Ho voluto ricordare questo mio avo in questo periodo di festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia, è una forma di rispetto per questa persona, forse un po’ strana e caratterialmente difficile, che in un certo periodo della sua vita ha preferito mollare tutto, parenti amici, luoghi cari, e rifarsi una vita completamente diversa da quella che faceva in un’altra parte dell’Italia.
Mi spiace solo che le istituzioni locali non lo abbiano ricordato adeguatamente nel paese natio, come invece è stato fatto nei luoghi che lo hanno adottato, anche se ad onor del vero, gli è stata intitolata una strada alla Gabella, una frazione di Calci.

Michele Granucci

domenica 27 agosto 2017

Il Giorno del Signore : XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 2017

27 agosto 2017

Il Vangelo ci parla di san Pietro: egli vive nella serie ininterrotta e legittima dei suoi successori nella sede apostolica di Roma. Qui Pietro diede a Cristo con il martirio la testimonianza suprema. Oggi non manchi la nostra preghiera per Papa Francesco e la sua missione.

«TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE»

Commento - Disegno: Stefano Pachì
«MA voi, chi dite che io sia?»: questa domanda che Gesù rivolse ai discepoli interpella anche noi. Chi è per noi Gesù? Quale immagine di lui corrisponde alla verità? Matteo riporta alcune risposte della gente a questa domanda. Ma Gesù vuole sapere l’opinione dei suoi amici. Oggi questa domanda riveste un’importanza fondamentale. Troppo spesso ci costruiamo un Dio a nostra immagine e somiglianza. Oppure ne scegliamo gli aspetti più comodi, sorvolando su quelli che ci mettono in discussione.
Per giungere ad esclamare con Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» occorre un cammino di conversione. Serve un attento discernimento per capire quanto incida sul nostro vivere quotidiano la fede in Cristo. In Colui che è stato rivelato dai Vangeli e il risultato del nostro pensare che lo descrive troppo simile ai criteri umani. Paolo (II Lettura) sottolinea l’imperscrutabilità delle vie del Signore e dei suoi pensieri. Anche il profeta Isaia (I Lettura) annuncia che Dio sconvolgerà i piani degli uomini e sarà solo Lui la guida della storia.

Nicola Gori

domenica 20 agosto 2017

Il Giorno del Signore : XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 2017

20 agosto 2017

Accogliamo una grande lezione da Gesù, nel Vangelo: il dono del Signore è per chi chiede con fiducia. Solo la fede dà accesso al pane dei figli sia per Israele sia per i pagani, come per la donna Cananea. Tocchiamo qui con mano l’universalità della salvezza.

«DONNA, GRANDE È LA TUA FEDE! AVVENGA COME DESIDERI»

Commento - Disegno: Stefano Pachì
LA salvezza non è un privilegio e Dio non fa distinzioni tra uomini di differenti popoli, culture, razze e lingue. Sembra il filo conduttore della Liturgia della Parola odierna. Il brano del Vangelo di Matteo mette in luce la grande fede della donna cananea che implora Gesù di liberare sua figlia da un demonio. In un primo momento il Messia non esaudisce le preghiere, ma lo fa solo dopo l’intercessione degli apostoli e la perseveranza della donna, che chiede insistentemente e con fiducia.
L’episodio mostra come con Cristo la salvezza diventi universale e raggiunga ogni uomo della terra, non solo i membri del popolo eletto. Tutte le nazioni, infatti, saranno riunite nella Gerusalemme celeste, fondata non più in Sion, ma sul Messia. Per potervi abitare occorre una condizione: la fede. Il profeta Isaia nella prima lettura già aveva intravisto che con l’avvento del Messia il tempio sarebbe diventato «casa di preghiera per tutti i popoli». In essa Dio riunirà non solo i dispersi di Israele, ma anche tutti gli altri uomini. L’apostolo Paolo nella seconda lettura ci ricorda che la misericordia e la salvezza di Dio sono irrevocabili.


Nicola Gori

sabato 12 agosto 2017

Il Giorno del Signore : XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 2017

13 agosto 2017

Oggi Il Vangelo ci presenta Gesù che cammina sulle acque. Questa è la testimonianza del dominio di Gesù sulle forze della natura e su tutto ciò che esse simboleggiano. L’acqua, nella simbologia biblica, può rappresentare anche morte e distruzione. Gesù si rivela vincitore della morte e fonte della vita.

«CORAGGIO, SONO IO, NON ABBIATE PAURA!»

Commento - Disegno: Stefano Pachì
BENCHÉ ci ostiniamo a non ammetterlo, viviamo in una società di continuo alimentata dalla paura e questo stato d’animo può paralizzarci o renderci aggressivi verso le realtà in cui veniamo a trovarci. Gesù più volte esorta i suoi discepoli a non temere, perché il volto di Dio che egli è venuto a manifestare non è di rabbia e di ira, ma di compassione e di misericordia. Così dimostra che l’uomo, come al profeta Elia, può avvicinarsi a Dio, salire al monte della sua presenza e sentirlo come colui che parla nel segreto del cuore ed è percettibile come un lieve mormorio di vento (I Lettura).
È richiesto solo un udito attento per scorgere il passaggio di Dio e gustare la dolcezza della sua presenza. È attraverso questi segni nascosti e delicati che il Signore mostra la sua potenza: questo accadde a Pietro, quando, in balìa dei flutti del mare, sente la voce di Gesù che gli dice: «Vieni! » e la forza del suo braccio che lo trae a sé, salvandolo così dalle acque (Vangelo). Al cristiano è richiesto questo atteggiamento di fiducia nella tenerezza di Dio e nella sua potenza, per sperimentare la salvezza che viene da lui.


Tiberio Cantaboni