sabato 29 agosto 2015

Il Giorno del Signore : XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B

30 agosto 2015

Alla cura minuziosa dell’esteriorità che caratterizza la religiosità dei contemporanei, Gesù oppone la cura dell’interiorità, cioè del “cuore”. E richiama il profeta Isaia: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me».

SIATE DI QUELLI CHE METTONO IN PRATICA LA PAROLA

«Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui possa renderlo impuro». Ma il male esce dal cuore.

«Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui possa renderlo impuro». Ma il male esce dal cuore.
ANCORA una volta l’Antico Testamento e il Vangelo si illuminano a vicenda e ci fanno crescere nella fede. Stupendo il testo del Deuteronomio (I Lettura) che indica come tutta l’esistenza del credente viva dell’ascolto della Parola di Dio. Tale ascolto sarà però efficace se quella Parola viene messa in pratica (II Lettura). Il discepolo di Gesù Cristo onora Dio «con tutto il cuore», cioè con tutto se stesso, non limitandosi ad adorarlo solo «con le labbra». Gesù, certo, apprezza la legge, ma si oppone ai farisei e agli scribi, perché si sono allontanati dal senso profondo di alcune prescrizioni (come lavatura di bicchieri, stoviglie, mani…), anteponendo alla legge autentica riti e gesti della tradizione umana. I farisei e gli scribi del tempo di Gesù sono figura dell’uomo religioso che è in noi, spesso legato al formalismo e all’esteriorità, forse alla spettacolarità. Solo una intensa spiritualità (che la Bibbia ama chiamare con il nome “cuore”) può rendere gradito a Dio il nostro pensare e il nostro agire. Senza questa, l’uomo diventa schiavo dei molti mali e dei molti vizi che Gesù denuncia apertamente, senza sconti (Vangelo).
Orlando Zambello, ssp

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