Il Giorno del Signore : XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / A
Domenica 5 ottobre 2014
Non si può appartenere al popolo di Dio
senza accogliere Cristo nella propria vita, aderendo a lui con
l’obbedienza della fede e con le opere della carità. Essere cristiani
significa essere innestati in Cristo che è la vera Vite, dalla quale
fluisce la linfa che permette di dare frutto.
«IO HO SCELTO VOI PERCHÉ PORTIATE FRUTTO…»
DOPO
il sorpasso delle prostitute e dei pubblicani, con questa parabola Gesù
svela la chiave di lettura della storia della salvezza, mediante
l’allegoria della vigna (I Lettura). Il popolo che Dio ha colmato di
attenzioni non ha corrisposto al suo amore. La vigna è il popolo di
Israele, il padrone è Dio, i contadini sono i capi del popolo, i servi i
profeti e il Figlio è Gesù. La parabola (Vangelo) narra l’intreccio
della nostra infedeltà con la passione ostinata di Dio. Gesù anticipa
ciò che sta per accadere: anche lui verrà rifiutato. Gli ascoltatori
sanno rispondere correttamente alla domanda di Gesù, sono convinti che
Gesù parli con loro, in realtà parla di loro. Quanti messaggeri Dio
manda nella nostra vita e quante chiusure segnano il nostro rapporto con
Lui. Prima di pretendere che Dio ci ascolti, proviamo a sentire se Lui
ha qualcosa da dirci. «Non angustiatevi per nulla», questo invito di
Paolo (II Lettura) ci sorprende. Abbiamo tante cose oggi di cui
preoccuparci: venti di guerra, recessione, la borsa che scende. Paolo
non è un ingenuo ottimista, si fida di Dio. Ciò che rende sereno il
cristiano non è ignorare i problemi, ma presentarli a Dio.
«C’era un uomo, che possedeva un terreno, vi piantò una vigna... La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano».
Filippo Rappa ssp
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