sabato 4 ottobre 2014

Il Giorno del Signore : XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / A

Domenica 5 ottobre 2014

Non si può appartenere al popolo di Dio senza accogliere Cristo nella propria vita, aderendo a lui con l’obbedienza della fede e con le opere della carità. Essere cristiani significa essere innestati in Cristo che è la vera Vite, dalla quale fluisce la linfa che permette di dare frutto.

«IO HO SCELTO VOI PERCHÉ PORTIATE FRUTTO…»

«C’era un uomo, che possedeva un terreno, vi piantò una vigna... La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano».DOPO il sorpasso delle prostitute e dei pubblicani, con questa parabola Gesù svela la chiave di lettura della storia della salvezza, mediante l’allegoria della vigna (I Lettura). Il popolo che Dio ha colmato di attenzioni non ha corrisposto al suo amore. La vigna è il popolo di Israele, il padrone è Dio, i contadini sono i capi del popolo, i servi i profeti e il Figlio è Gesù. La parabola (Vangelo) narra l’intreccio della nostra infedeltà con la passione ostinata di Dio. Gesù anticipa ciò che sta per accadere: anche lui verrà rifiutato. Gli ascoltatori sanno rispondere correttamente alla domanda di Gesù, sono convinti che Gesù parli con loro, in realtà parla di loro. Quanti messaggeri Dio manda nella nostra vita e quante chiusure segnano il nostro rapporto con Lui. Prima di pretendere che Dio ci ascolti, proviamo a sentire se Lui ha qualcosa da dirci. «Non angustiatevi per nulla», questo invito di Paolo (II Lettura) ci sorprende. Abbiamo tante cose oggi di cui preoccuparci: venti di guerra, recessione, la borsa che scende. Paolo non è un ingenuo ottimista, si fida di Dio. Ciò che rende sereno il cristiano non è ignorare i problemi, ma presentarli a Dio.

«C’era un uomo, che possedeva un terreno, vi piantò una vigna... La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano».


Filippo Rappa ssp

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