I nodi ancora oscuri sul volo MH370
Dopo tre settimane pochi passi avanti: i resti in mare non erano del
Boeing. Conflitti fra intelligence, annunci e smentite: la scomparsa del
velivolo
resta un mistero. E adesso è corsa contro il tempo per trovare le scatole nere
resta un mistero. E adesso è corsa contro il tempo per trovare le scatole nere
e
A che punto sono le ricerche del volo MH370? Sono trascorse oltre
tre settimane, e del Boeing 777 della Malaysian Airlines (partito da
Kuala Lumpur l’8 marzo alle 00.40 ora locale con 239 persone a bordo e
sparito dai radar poco prima di entrare nello spazio aereo del Vietnam)
non c’è traccia.
GLI OGGETTI GALLEGGIANTI
Il 20 marzo il primo ministro australiano Tony Abbott ha annunciato
che «due grandi oggetti galleggianti sono stati individuati nell’Oceano
Indiano, a circa 2 mila chilometri da Perth». Le ricerche si sono
concentrate in quella zona e il 24 marzo il premier malese Najib Razar
confermava che «il Boeing 777 è precipitato nell’Oceano Indiano». Poco
dopo, un sms inviato dalla Malaysian Airlines ai famigliari dei 239
passeggeri comunicava che «con profondo dolore dobbiamo ritenere, oltre
ogni ragionevole dubbio, che il volo MH370 sia stato perduto e che non
vi siano superstiti. Dobbiamo accettare tutte le prove, le quali
suggeriscono che l’aereo sia precipitato nell’Oceano Indiano
meridionale». Dopo l’Australia anche Francia, Thailandia, Giappone e
Gran Bretagna hanno annunciato di aver individuato tracce del velivolo
in quell’area. Insomma, tutti d’accordo: l’aereo è lì, il mistero
sembrava in parte risolto. E invece no. Pare che nessuno degli oggetti
galleggianti avvistati in mare sia riconducibile al 777 scomparso.
L’ULTIMO MESSAGGIO
Ieri, nel corso della consueta conferenza stampa a Kuala Lumpur, il
ministro della Difesa malese, Hishammuddin Hussein, ha anche fornito una
nuova versione delle ultime parole provenienti dalla cabina di
pilotaggio prima della scomparsa dai radar del Boeing. Il messaggio
sarebbe stato «Buonanotte, Malaysian 370», e non il più stringato «Tutto
bene, buona notte», come era stato riferito precedentemente. Il
ministro ha quindi aggiunto che sono ancora in corso le indagini per
stabilire se a pronunciare la frase sia stato il pilota o il co-pilota.
Possibile che ancora non si riesca a capire di chi fosse la voce?
LA SCATOLA NERA
Dall’Australia, intanto, è salpata la nave «Ocean Shield» che ha con
sé il localizzatore sottomarino «Towed Pinger Locator»: si tratta di
un’apparecchiatura ad alta tecnologia di ultima generazione, capace di
captare i segnali trasmessi a intervalli regolari dalle scatole nere di
un aereo, vale a dire dal registratore dei parametri di volo e dal
rilevatore dei suoni in cabina di pilotaggio. L’arrivo sul luogo delle
ricerche è previsto il 4 aprile, ma per quella data è probabile che le
scatole nere non saranno più in grado di emettere segnali (solitamente
dopo trenta giorni si spengono, ndr) e quindi sarà quasi impossibile localizzarle.
CONFLITTO FRA INTELLIGENCE
Un rapporto di Reuters del 28 marzo scorso dal titolo «Geopolitical
games handicap hunt for flight» sottolinea invece come la ricerca del
volo MH370 abbia riguardato oltre 24 Paesi con 60 aerei e decine di navi
senza nessun coordinamento centrale. Matthias Chang, noto giurista
malese e segretario politico dell’ex primo ministro Mahathir Mohamad ha
spiegato che «la tecnologia militare altamente classificata era la
chiave di tutto. Ma le investigazioni sono rimaste in una specie di
limbo a causa della riluttanza dei Paesi coinvolti a condividere dati
sensibili». Il solo Paese con le risorse tecniche per trovare l’aereo - o
almeno la sua scatola nera - erano gli Stati Uniti. Perché non hanno
offerto subito il loro aiuto? Secondo «WantChinaTimes», gli Stati Uniti
hanno sfruttato un vantaggio dalla ricerca per l’aereo scomparso, vale a
dire testare le capacità dei satelliti cinesi e giudicare la minaccia
dei missili cinesi contro le sue porta-aerei.
IL MISTERO CONTINUA
Ieri il governo di Kuala Lumpur ha ribadito di non essere disposto ad
abbandonare le ricerche finché non sarà chiarito cosa è successo a
bordo dell’aereo della sua compagnia di bandiera. Ma un ex pilota
australiano, ora in pensione, ha dichiarato che potrebbero essere ancora
«lunghe e frustranti» a causa del fatto che l’ultima posizione rilevata
del velivolo è molto lontana dalla posizione in cui si ipotizza che si
trovi adesso. Insomma, pare che la scomparsa del Boeing 777 resterà un
mistero ancora per parecchio tempo.
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