10 novembre 2013
XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
Liturgia della Parola: 2Mac 7,1-2.9-14; Sal 16,1.5-6.8.15; 2Ts 2,16 – 3,5; Lc 20,27-38
DAVANTI A TE, PADRE, ANCHE I MORTI VIVONO
NEL
Nuovo Testamento la fede nella risurrezione dei morti è fondata sulla
risurrezione di Gesù. Il brano di Luca (Vangelo) è l’unico testo in cui
la risurrezione, anziché sulla Pasqua di Gesù, si fonda su altro: la
fedeltà di Dio alla nostra vita. Emerge così quale sia stata la
consapevolezza interiore con cui Gesù stesso ha affrontato la morte,
certo che il Padre non lo avrebbe abbandonato alla corruzione del
sepolcro. Se la morte ci può strappare a una persona cara, non può
strapparci dalle mani di Dio, che è fedele e ha legato per sempre il suo
nome al nostro. Egli è il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di
ciascuno di noi. Siamo suoi figli e l’appartenenza alla fedeltà del suo
amore è più forte di ogni separazione, inclusa la morte. Per questo
motivo, afferma Gesù, se siamo figli di Dio siamo anche figli della
risurrezione, perché apparteniamo al Dio fedele, al Dio della vita. Con
questa fede si possono vivere nella speranza situazioni di crisi, di
prova, persino di persecuzione (I Lettura), perché – ricorda san Paolo
nella II Lettura – «il Signore è fedele… egli vi custodirà dal Maligno» e
da ogni altra forma di male.
Fr Luca Fallica, Comunità SS.ma Trinità a Dumenza
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