XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO /A
Liturgia della Parola: Is 55,1-3; Sal 144,8-9.15-18; Rm 8,35.37-39; Mt 14,13-21
         «...VOI STESSI DATE LORO          DA MANGIARE» 
                 
                                 
«CHI ci separerà dall'amore di Cristo?». Non si tratta        del "nostro" amore per Cristo, sempre così tiepido da        essere facilmente compromesso non solo dalle grandi prove        alle quali si riferisce san Paolo. L'amore al quale si riferisce        l'Apostolo è l'amore di Cristo "per noi", che è lo stesso "amore        di Dio". E tutto questo «grazie a colui che ci ha amati», ossia        ai meriti di Gesù Cristo (II Lettura). 
Ciò significa che Gesù in tutti i suoi atteggiamenti ci rivela e ci dona l'amore del Padre. Nella "compassione" di Gesù per la folla si rivela la compassione del Padre per le nostre infermità e necessità. In Gesù che guarisce e sfama è all'opera il Padre. Matteo, attento al mistero della Chiesa, corpo di Cristo, ci insegna che anch'essa è compromessa nella rivelazione della stessa compassione divina: sono i discepoli che sentono le esigenze della folla e se ne fanno interpreti; sono loro che devono dare da mangiare; sono ancora loro che distribuiscono il pane alla folla (Vangelo).
Da parte sua, l'umanità assetata e affamata non ha alternativa. Ha bisogno assoluto di Dio. Se vuole vivere, deve andare da lui, lo deve ascoltare, ossia fare la sua volontà (I Lettura).
Tarcisio Stramare, osj
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