mercoledì 15 dicembre 2010

Thailandia : L'isola che non c'è (di Ataru Moroboshi79) 10° Puntata Convivere con me stesso.

Continua la bella storia di Ataru,che lasciata l'Italia ha deciso di vivere su un isola della Thailandia.

Convivere con me stesso.


Sono le 6e25 di mattina, il cielo si colora.
Vento fresco, profumo di mare.
In cuffia minimal progressive. Il ritmo lento accompagna meglio l'alba.

Certo, non posso sempre proporre un siparietto simpatico di quello che vivo sull'isola che non c'e'. Non sono mica un clown, sono un pompiere. E c'e' un aspetto di questa avventura sull'isola dei miei sogni che ancora non avevo descritto. E' pur vero che l'inizio di queto diario e' solo un infarinatura generale delle mie esperienze, raccontate in breve e con il sorriso e che presto tornero' a scrivere e raccontare quello che piu' mi e' rimasto dentro sia prima che durante il grande sogno.
Ma questa notte ho la necessita' di mostrare un lato meno simpatico, il confronto piu' duro e difficile da superare i primi tempi. Me stesso.

Per quanto possa essere magica l'avventura che vivo, ogni giorno da sette mesi o forse piu' vivo in completa solitudine. Non sento la necessita' di socializzare, di fare amicizie e di condividere la mia vita con nessuna delle persone che incontro. Non mi presento ai vicini di casa e quando lo fanno loro quasi mi spaventano! Ho degli amici di cena, di festa, niente di piu'. Sono stato invitato persino a fare yoga, ma non e' il mio genere. Preferico starmene per i fatti miei, una volta ero un compagnone di prima categoria, adesso e' come se la necessita' sia ben altra. Ho voglia di guardarmi dentro. Spesso stare seduti in riva al mare mi riporta indietro, nel bene e nel male. Rivivo ricordi sbiaditi, vecchi amori, vecchi dolori, gioie, sciocchezze, follie, momenti magici, riascolto parole, rivedo sguardi, sapori e odori del tempo passato. Rivivo vecchie idee, vecchie figure di merda, paure, timidezze, scoperte.. Ridacchio da solo in riva al mare e ogni tanto mi commuovo. E' come guardare un film. E il tempo che mi sembra volato fino ad adesso magicamente riprende la sua consistenza, questi 31 anni tornano ad essere anni e non secondi.
Vedo i miei cambiamenti. Vedo come e' mutato il mio pensiero grazie alle esperienze e sono tante le volte in cui mi prendo in giro da solo. Sono legatissimo ai ricordi piu' antichi e non riesco a spingermi prima dei sei anni.

Quindi perche' non scrivere i ricordi piu' remoti?

Tutte sembra iniziare a Nerviano, l'anno della prima elementare. Da poco trasferiti nella grigia provincia milanese, abitavamo al settimo piano di un palazzone grigio come tanti e il vetro della finestra della cucina si rompeva sempre quando c'era troppo vento. Mia madre lavorava in un negozio di lampadari e mio padre era da poco entrato alla Snam. Il lavoro che sognava e che forse ci avrebbe concesso di sopravvivere nell'Italia degli anni 80. Mia madre aveva un pelliccia bianca morbidissima e lei era bellissima, ma la pelliccia era enorme!
Mi ricordo mio padre seduto in salotto, guardavamo il Drive Inn e mi diceva "guarda quante tettone!", mi ricordo un campetto da calcio sotto il palazzo con le porte senza le reti, i primi mortaretti a capodanno lanciati per strada mentre mi teneva in braccio al balcone, e mia madre che si incazzava! La mamma aveva dei maglioni di lana grossa e profumava sempre di buono. Aveva anche tanti anelli. I fuochi d'artificio che si vedevano dal balcone sopra Rho. La mia cameretta, con una spalliera fatta in legno da mio nonno Salvatore e il mio letto. L'albero di Natale nella mia camera e quei regali frutto di tanti sacrifici. Solo adesso ho capito perche' ai miei piaceva tanto il caffe' con il latte la sera. Il cielo e' sempre grigio in tutti quei ricordi e non e' cambiato nemmeno adesso. E mi ricordo il culo che mi fecero a casa quando scoprirono che le vagonate di macchinine che avevo non me le avevano prestate.. Il mio camion dei pompieri telecomandato con il filo, sognato e chiesto migliaia di volte. Mi ricordo persino la vetrina di quel negozio di giocattoli dove per la prima volta forse ho sognato di fare il pompiere.

L'opel Ascona di mio padre senza la portiera, gia', aveva una portiera molto sportiva fatta di scotch. Nello, il mio amico del cuore..e la signora vecchia che mi teneva il pomeriggio, forse si chiamava Tina, quanta cioccolata mangiavo da lei. E il carnevale, con i vestiti che mi cuciva mia madre e mia nonna Mara. E poi mia zia Barbara, la sorella di mia madre che forse all'epoca aveva 17 anni che era venuta da Livorno per tenermi il pomeriggio che mi firmava le note al posto di mia madre...si perche' gia' alle elementari qualche rottura di palle non mancava a scuola. AH! certo, ci sarebbe anche qualche flash dell'asilo con un bambino che mi mordeva sempre! Poi il bambino e' rotolato giu' dallo scivolo, dalla parte delle scale. Seguire i consigli di papa', sempre. Poi tante immagini.. alcune talmente sfumate che sono persino difficili da descrivere.

Come vorrei per un attimo tornare in quella casa e rivedere la mia famiglia, mi basterebbero anche solo 5 minuti, solo 5. Se avessi tra le mani la lampada di Aladino questo sarebbe il mio primo desiderio, fanculo la Ferrari. E forse e' per questo che li scrivo qui.. cerco di renderli immortali, i capelli bianchi avanzano e non vorrei che la memoria iniziasse a farmi perdere i ricordi. E sembrera' strano, quando te li ritrovi davanti non sono sempre facili da rivedere..

E poi c'e' il lato oscuro dei ricordi, quelli che fanno male, gli errori gravi, le cattiverie e i pentimenti che ti assalgono anche dopo tanti anni. Sembravano dimenticati ma quando il tempo si dilata tornano fuori e si fanno sentire come appena vissuti. Ma quelli non sono da scrivere, sono da capire, e sara' una strada lunga ed in salita'. Spero di avere il tempo ...basta. Il drama-blog lo rimandiamo alla prossima stagione.

Comunque, tiriamo le somme. Isola o no sono le 7e39 di mattina, la mia ragazza russicchia e io non riesco a dormire. Sono a Nerviano con la testa e stasera mi e' presa cosi. Quindi mi stappo una birra e mi siedo sul divano con mio padre, mi guardo le tettone e quando sara' il momento chiudero'gli occhi e mi lascero' andare ai sogni.

Il pompiere un po' psicologo e un po' pescatore vi saluta.
In diretta dall'Isola che non c'e'. Sempre con il cuore.

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