13 settembre 2015
Al cristiano di ogni tempo Gesù chiede di sfrondare la propria vita da idoli e falsi dèi, da pregiudizie da certezze solo umane, affinché possa fare, comePietro, la sua professione di fede in lui. Seguire Cristo significa percorrere in spirito il suo cammino,che conduce alla gloria attraverso la croce.
«IL FIGLIO DELL’UOMO DOVEVA SOFFRIRE MOLTO…»
«Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose a Gesù: «Tu sei il Cristo»
NELLA sua lettera (II Lettura) Giacomo ci invita a tenere insieme fede e opere: la fede deve incarnarsi nella vita e la vita lasciarsi plasmare dalla fede. È quanto vive il misterioso servo del Signore di cui ci parla Isaia (I Lettura), che può affrontare la persecuzione perché ha un orecchio aperto all’ascolto della Parola e confida, con fede ferma nella prova, nell’aiuto di Dio. Con questo suo atteggiamento prefigura la vicenda di Gesù (Vangelo), che potrà affrontare la sua passione – che oggi in Marco annuncia per la prima volta ai discepoli – proprio in forza della sua confidenza nel Padre. Questo deve diventare il cammino del discepolo. Con Pietro siamo anche noi sollecitati a professare una fede – «Tu sei il Cristo» – che deve diventare sequela, disponibilità a seguire Gesù lungo la stessa strada e con il suo stesso atteggiamento. La fede in Gesù diventa allora fede nella sua promessa: perdere la propria vita per causa sua e del Vangelo (non solo nel martirio di sangue, ma nei piccoli gesti di un servizio feriale) anziché al fallimento, ci consegna alla pienezza della vita vera.
fr Luca Fallica, Comunità SS. Trinità, Dumenza
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