XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / C
Liturgia della Parola: Sir 35,15b-17.20-22a; Sal 33,2-3.17-19.23; 2Tm 4,6-8.16-18; Lc 18,9-14
DUE UOMINI SALIRONO AL TEMPIO A PREGARE...
«NON
ho lavorato, non ho compiuto le opere della giustizia, non ho mai
osservato uno solo dei tuoi comandamenti, ho vissuto nel vizio per tutta
la mia vita; eppure tu non hai rivolto altrove lo sguardo, mi hai
cercato e mi hai trovato là dove andavo errando». Queste parole di un
autore spirituale, Simeone il Nuovo Teologo (Inni, XLI), esprimono
l’atteggiamento umile e confidente del pubblicano al tempio (Vangelo):
non ha il coraggio di guardare in alto, ma chiede misericordia al
Signore, nella speranza che almeno il suo sguardo sia rivolto su di lui,
lo raggiunga in quel momento di tristezza a motivo dei suoi peccati e
gli doni misericordia. Il fariseo è troppo intento a esibire il proprio
certificato di benemerenza nei confronti del Signore, senza rendersi
conto che, invece, Dio gradisce uno spirito contrito e non disprezza un
cuore affranto per i propri errori. Cristo insegna a non insuperbirci e a
non fare confronti fra la nostra vita e quella degli altri, ma, come
direbbe san Paolo, (II Lettura) ad avere ognuno la giusta misura di sé,
così da essere aperti a Dio.
Tiberio Cantaboni
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