IV DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO / C
Liturgia della Parola: Ger 1,4-5.17-19; Sal 70,1-6ab.15ab.17; 1Cor 12,31 - 13,13,
opp. 2,13,4-13; Lc 4,21-30
«NESSUN PROFETA È BENE
ACCETTO NELLA SUA PATRIA»
GLI uomini di Dio sono di continuo perseguitati e rifiutati.
La liturgia odierna ci presenta la storia amara di un doppio
rifiuto che diventa aperta ostilità. Il profeta Geremia, circondato
da nemici che gli muovono guerra, si ritrova perseguitato
e processato (I Lettura). Nel Vangelo Gesù incontra
un doppio rifiuto. Innanzitutto i cittadini di Nazaret gli rimproverano
le umili origini; in seguito il fatto di aver scelto,
per compiere prodigi, un paese diverso dal suo.
Ma ecco che Geremia, a prima vista mandato allo sbaraglio,
potrà svolgere la sua missione, poiché Dio starà al suo
fianco. Gesù, rigettato dai compaesani, si rivela come Dio che
dice parole di grazia, opera prodigi e, dopo le ripetute minacce,
passa in mezzo ai Nazaretani senza che alcuno osi alzare
una mano contro di lui. Che cosa devono fare i discepoli e gli
apostoli per compiere la loro missione? «Aspirate ai carismi
più grandi!», afferma Paolo. La carità è la più grande tra le
virtù (II Lettura). «La carità spinse Cristo a incarnarsi», così
sant'Agostino. La carità deve spingere i suoi discepoli ad annunciarlo
apertamente. Lo Spirito dell'amore li guiderà all'incontro
con il Signore e con il prossimo.
Sergio Gaspari, smm
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