domenica 29 aprile 2012

29 Aprile 2012: beatificazione di Giuseppe Toniolo


Il Prof. Ernesto Preziosi, Direttore delle Pubbliche Relazioni dell'Istituto Giuseppe Toniolo, ci racconta il rapporto tra Giuseppe Toniolo e il Movimento Cattolico.


preziosi-ernestoGiuseppe Toniolo è considerato, a giusto titolo, un esponente dell’Azione cattolica e del Movimento cattolico, anche se non vi è una data precisa di adesione a queste forme organizzative. Egli vive immerso nel clima del cattolicesimo veneto della seconda metà dell’Ottocento, un cattolicesimo dove è più forte il radicamento sociale e allo stesso tempo la fedeltà alla causa del Papa, ma non abbiamo traccia di una sua vita associativa negli anni giovanili.
L’atto formale di adesione potrebbe essere considerato intorno alla data di pubblicazione di una sua lettera inviata quando Toniolo ha ormai trentacinque anni ai vertici dell’Opera dei Congressi e ospitata con il titolo «Una sapiente proposta» sul giornale dell’Opera nel 1880. D’altra parte il Movimento cattolico, a quel punto, ha mosso solo i suoi primi passi; se infatti è del 1867 l’appello che Mario Fani e Giovanni Acquaderni rivolgono alla Gioventù cattolica italiana, è del 1871 il primo congresso che si tiene a Venezia promosso dalla Gioventù cattolica e da cui prenderà il via l’Opera dei Congressi.
Il confronto del Movimento Cattolico negli anni in cui operò Toniolo è polarizzato tra cattolici intransigenti e cattolici transigenti. Il venerabile può essere considerato sicuramente intransigente per quanto riguarda la fedeltà e la lealtà al Papa, che il Concilio Vaticano I nel 1869 proclamerà infallibile quando parla ex cathedra. Tuttavia, accanto alla fedeltà al successore di Pietro, il Movimento cattolico - e Toniolo ne sarà uno dei protagonisti - darà allora vita ad una feconda azione educativa e culturale, solidale e sindacale, mutualistica e amministrativa, mostrando una inedita apertura alla nascente «questione sociale». In Toniolo appare evidente l’evoluzione di una generazione di cattolici che andranno sempre più allontanandosi dal legittimismo rigido e intransigente di quanti avevano «subìto» come traumatica la fine dello Stato della Chiesa. Una apertura in lui resa ancora più evidente dalla capacità di studio e di elaborazione culturale sulle nuove tematiche sociali, in grande sintonia con l’apertura di Leone XIII, il pontefice della Rerum Novarum.

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