martedì 29 novembre 2011

Myanmar : Il Segretario di Stato USA in Birmania dopo cinquant’anni

www.azionebirmania.com

di Carlotta Comparetti

La Birmania si prepara alla visita del Segretario di Stato americano Hillary Clinton, che si tratterrà nel paese dal 30 novembre al 2 dicembre. Un breve soggiorno durante il quale la Clinton esplorerà l’effettivo potenziale di cambiamento in Birmania”, riprendendo il commento del presidente Obama a fronte del Summit ASEAN lo scorso 17 novembre a Bali.

Una visita appoggiata anche dalla leader del movimento democratico Aung San Suu Kyi, che di recente ha confermato la propria candidatura alle elezioni suppletive annunciate ufficiosamente per il prossimo febbraio, mirate ad assegnare i 48 seggi rimasti vacanti dalle elezioni dello scorso novembre. Quelle elezioni che Aung San Su Kyi e il suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), boicottarono a causa di una legge elettorale che impediva agli ex prigionieri politici, quindi anche alla stessa Suu Kyi, di concorrere.

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Sono passati cinquant’anni dall’ultima volta che un segretario americano ha visitato la Birmania. “Il viaggio della Clinton è una delle iniziative volute dalla diplomazia americana nell’intento di ottenere la negoziazione di alcune condizioni necessarie”, ha commentato Mark Farmaner, direttore di Burma Campaign UK, menzionando, tra quelle priorità, la fine dei conflitti nelle aree etniche, il rilascio dei prigionieri politici ed il via ad un processo di riconciliazione all’interno del paese.

In attesa di azioni concrete in questa direzione, le tanto discusse sanzioni economiche imposte dal blocco occidentale resteranno. “Nell’ultimo anno abbiamo assistito solo piccole riforme e le violazioni ai diritti umani sono aumentate” spiega il leader della più grande ONG in Europa per i diritti umani in Birmania, ricordando che in soli 12 mesi tre accordi di cessate il fuoco sono stati rotti dall’esercito governativo, con un’escalation di violenza negli stati Karen, Shan e Kachin, dove l’esercito ha incrementato prassi quali estorsione, stupri di gruppo, lavoro forzato, tortura.

Oggi, dunque, resta ancora da dimostrare la credibilità del nuovo ‘governo civile’ di Thein Sein, cui lo scorso 17 novembre i paesi membri dell’ASEAN hanno conferito l’agognata presidenza del blocco per il 2014. Una fiducia che non basterà a dar per scontate autorevolezza e legittimità del governo, ma anzi potrebbe servire a tenerlo sotto costante banco di prova. Così che gli sia più difficile contraddirsi, si augurano gli attivisti internazionali.

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