lunedì 4 aprile 2011

Thailandia, il mistero dell'hotel maledetto ( di Alessandro Ursic )


A Chiang Mai, 6 misteriose morti di turisti fanno discutere. Ma per le autorità locali è solo una coincidenza
Ci sono sei turisti che muoiono in preda a spasmi, nel giro di un mese, in una città thailandese di neanche 250 mila abitanti; quattro di essi nello stesso albergo con un nome da romanzo giallo, tra cui due deceduti per “attacco cardiaco” in contemporanea. Ma mentre il caso è ormai diventato un intrigo internazionale, con le rispettive ambasciate per niente convinte delle spiegazioni ricevute, le autorità di Chiang Mai - nel nord del Paese – stanno liquidando il tutto a semplice “coincidenza”. Con un comportamento che fa pensare all'ennesimo insabbiamento di una storia scomoda nella “Terra dei sorrisi”, dove il turismo contribuisce al 7 per cento del Pil.

Lo scorso 5 febbraio, al Downtown Inn di Chiang Mai, nella camera 518 una guida locale venne trovata morta. In una stanza adiacente, tre giovani amiche straniere furono portate in ospedale con dolori lancinanti: due si salvarono, la neozelandese Sarah Carter (23 anni) no. La colpa fu data a delle alghe mangiate in un vicino mercato, facendo discutere la folta comunità di espatriati occidentali. Due settimane più tardi, sempre al Downtown Inn morì una coppia di ultrasettantenni inglesi. Causa del decesso: doppio “infarto”. Per eccesso di Viagra, ha aggiunto un tabloid thailandese.

Indagando, un giornalista britannico ha poi identificato due casi simili a gennaio. Uno è quello di un'americana di 33 anni, descritta come l'immagine della salute, morta con sintomi identici a quelli della giovane Sarah (ma in un altro hotel), dopo aver mangiato giapponese. Negli ultimi giorni è poi emerso che la morte improvvisa di un canadese di 59 anni è anche riconducibile al Downtown Inn: il giorno prima l'uomo aveva nuotato nella piscina di quell'albergo, sfruttando un coupon-offerta da un euro. Con il caso ormai scoppiato, a marzo il governatore di Chiang Mai ha indetto una conferenza stampa. Ma solo per dichiarare che si trattava “chiaramente di una concidenza: continueremo a fare il possibile per far sentire i turisti al sicuro”.

Un atteggiamento che ha ottenuto l'effetto contrario, alimentando le dietrologie. Il proprietario del Downtown Inn è infatti Boonlert Buranupakorn, un ex sindaco di Chiang Mai con svariati interessi immobiliari in città e nel resto del Paese. Un pezzo grosso con tutte le connessioni per assicurarsi che invece di fare chiarezza si applichi il silenziatore, sperando che la faccenda sia presto dimenticata. In patria funziona: “I thailandesi neanche conoscono questo caso”, spiega alla Stampa Tatinya Sihasen, una guida turistica di Chiang Mai.

E' certo possibile che l'hotel non abbia colpe. Ma è difficile credere alla frettolosa versione delle autorità sanitarie, che sostengono di non aver trovato nessun legame tra le sei morti. “Chiuso” il caso della coppia inglese, la turista americana e quella neozelandese sarebbero morte per “miocardite”. Per il decesso della guida thailandese e del canadese, non ci sono ancora spiegazioni ufficiali. E' chiaro che in molti pensano a un virus che gira in città, magari nel cibo.

I parenti delle vittime continuano a chiedere giustizia, o almeno chiarezza, scontrandosi però col muro di gomma caratteristico di un Paese dove “salvare la faccia” è un concetto chiave. Indignato, il padre della giovane neozelandese ha appena lanciato il sito Thailandtraveltragedies.com, una specie di “muro della vergogna” per raccogliere altre testimonianze. Per quanto la Thailandia sia generalmente sicura e la vasta maggioranza degli stranieri riparta senza neanche un mal di pancia, i misteri non mancano. Quello che spesso non c'è, grazie al sempreverde fascino della “Land of smiles” per oltre 15 milioni di turisti annui, è l'intenzione di risolverli.

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