mercoledì 30 marzo 2011

VIETNAM : Halong Bay, incanto e misteri ( di Roberto Caramelli )

http://viaggi.repubblica.it/articolo/halong-bay-incanto-e-misteri/223419?ref=HRESS-8

Vietnam, a zonzo attorno alle isole dell'arcipelago "creato dal drago". Duemila pezzi di terra, alcuni minuscoli, altri grandi come l'Elba. Una rotta lontano dal turismo di massa


L'Unesco ha incluso sedici anni fa nel World Heritage Fund la Baia di Halong. Sono circa duemila isole del Golfo del Tonchino: alcune piccole come scogli, altre grandi come la nostra isola d'Elba. Ma le parole come "area di eccezionale bellezza naturalistica ed esempio unico di processi biologici", usate dall'Unesco nella motivazione, non rendono giustizia della spettacolarità, della vastità e del mistero che circondano questo arcipelago. Un tempo, quando né il comunismo né il consumismo erano le divinità venerate dal Vietnam moderno, queste isole a centosettanta chilometri da Hanoi venivano considerate sacre.

La leggenda, ora ricordata nei dépliant turistici solo per arricchirli di fascino e magia, voleva che fossero state create da un drago gigantesco. Inabissandosi nell'acqua, il mostro alato avrebbe fatto emergere le isole a colpi di coda. Il nome ha-long, che vuol dire letteralmente "drago che si inabissa", ricorre anche in un'altra leggenda. Nel Medioevo, i cinesi, eterni nemici di tutte le popolazioni dell'Asia orientale, tentarono di invadere il Vietnam. La nazione, che già aveva una sua identità, provò senza riuscirci a resistere ai potenti usurpatori; in aiuto dei vietnamiti intervenne allora una famiglia di draghi che sputò pietre preziose contro i guerrieri cinesi. Quei gioielli lanciati dall'alto che scacciarono il nemico si conficcarono nel mare, secondo la tradizione popolare, creando le duemila isolette di Halong Bay, divenute da allora simbolo di pace e dell'indipendenza nazionale.

Arrivando da Hanoi, dopo una superstrada (la A1) dove alle risaie si alternano brutte case di cemento
con infissi dorati e antenne satellitari, la magia dell'arcipelago sembra irraggiungibile: non solo per la nebbiolina che lo circonda da sempre, ma anche perché il lungomare di Halong City è pieno di pullman di turisti. Sono gli invasori dei tempi moderni. Ne arrivano a migliaia ogni giorno, accolti da venditori ambulanti che sorridono, parlano un inglese incomprensibile e non insistono, però, se rifiuti. Smerciano di tutto: accendini, souvenir, statuette dorate di Ho Chi Minh, cartoline, cappellini e bandierine con la stella rossa. E tanti ombrelli, di tutti i colori. Qui dicono di aver inventato loro, e non i cinesi, l'ombrello, in tempi lontanissimi: non per ripararsi dalla pioggia, ma per proteggersi dai raggi del sole, che per molti mesi dell'anno è fortissimo.


Fortunatamente, la maggior parte dei gruppi organizzati di turisti si fermano ad Halong City, città piena di ristoranti a prezzo fisso e alberghi che promettono sauna e karaoke, e si spingono nell'arcipelago con gite giornaliere di poche ore. Il modo migliore per visitare l'arcipelago è invece affittare una cabina in uno degli alberghi allestiti su navi di legno che si allontanano dal porto e gettano l'ancora al largo, tra le isole. Altro luogo dove sostare per evitare la gran massa di visitatori è l'isola di Cat Ba, la più grande dell'arcipelago con il Cat Ba National Park, vicino alla bellissima Baia di Lan Ha.

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