Yangon – Win Tin, giornalista birmano e figura di primo piano  dell’opposizione democratica, ha festeggiato 80 anni – 19 dei quali  trascorsi da prigioniero politico – raccontando in un libro l’esperienza  del carcere. Egli ha descritto nel dettaglio la vita quotidiana di un  dissidente in prigione, augurandosi che “possa aiutare le persone a  capire le sofferenze” di quanti si battono per la democrazia in Myanmar.
Il  libro di memorie si intitola “L’esperienza di 7mila giorni in prigione”  ed è stato sponsorizzato da Democratic Voice of Burma (Dvb),  organizzazione no-profit con base in Norvegia attiva nella difesa dei  diritti umani e della democrazia in Myanmar. In 318 pagine Win Tin,  membro di primo piano e co-fondatore della Lega nazionale per la  democrazia (Nld), racconta le vessazioni subite in carcere, tra cui12  anni trascorsi in isolamento.
Poco prima della liberazione, nel  settembre 2008, la giunta gli aveva imposto di firmare un documento, in  cui egli si impegnava a non divulgare informazioni sulla detenzione.  Egli ha opposto un netto rifiuto, rispondendo che piuttosto sarebbe  rimasto “dietro le sbarre”. E una volta uscito di prigione, ha  continuato a lottare per la democrazia in Myanmar.
Nel 1989 Win  Tin ha subito una condanna a 21 anni di galera, all’indomani della  rivolta studentesca guidata dagli attivisti di Generazione 88 e repressa  nel sangue dalla dittatura militare. Egli ha ricoperto la carica di  vice-presidente del sindacato degli scrittori ed è stato arrestato con  l’accusa di “propaganda anti-governativa”. Nel 1996 per aver raccontato  le dure condizioni del regime carcerario, in una testimonianza scritta  alle Nazioni Unite, il giornalista birmano è stato condannato ad una  pena aggiuntiva di sette anni.
Il 12 marzo scorso Win Tin ha  inviato un video-messaggio a una folla riunita a Mae Sot, al confine fra  Thailandia e Myanmar, che festeggiava la pubblicazione del libro. Un  evento promosso da Association for Assistance to Political Prisoners  (Burma), organizzazione fondata nel 2000 e che si batte per la  liberazione degli oltre 2100 prigionieri politici birmani. “Mi sono  sentito in dovere di scrivere questo libro – ha affermato l’80enne  attivista – perché le persone sappiano la verità e possano comprendere  le reali condizioni dei prigionieri politici”.
Egli ha aggiunto  di essere consapevole del “grave rischio” che corre pubblicando il  libro, ma rifiuta le “intimidazioni” perché ha messo da parte “tutte le  paure”. Win Tin sottolinea che in Myanmar vi sono 40 prigioni, fra cui  il famigerato carcere di Insein, ma “tutto il Paese è una prigione a  cielo aperto, le cui mura sono i confini della nazione. I cittadini  devono capire tutto questo”.
Fonte:  Asianews.it
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