sabato 4 novembre 2017

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 2017

5 novembre 2017

Gesù rimprovera gli scribi e i farisei, i capi e le guide del popolo. Non per quello che dicono e insegnano – che va accolto – ma per la loro incoerenza e infedeltà. Sono esigenti, rigidi con gli altri, ma permissivi con se stessi. Gesù Maestro si preoccupa di educare il loro e il nostro spirito..

SULLA CATTEDRA DI MOSÈ CI SONO GLI SCRIBI E I FARISEI

Commento - Disegno: Stefano Pachì
VI è una grande tensione fra Gesù e i capi della nazione: il Signore smaschera la loro falsa religiosità fatta di ostentazione e privilegi. Il Vangelo ha la sua eco nel brano di Malachia (I Lettura) che si scaglia contro i sacerdoti del tempio: si sono allontanati dalla via del Signore e sono diventati un inciampo che fa cadere il popolo, cioè uno scandalo per i fedeli del tempo. Il profeta li invita ad essere uniti nel bene guardando all’unico Dio. Il rischio dell’ipocrisia è una tentazione presente in ogni epoca: la fede cristiana è splendida ed esigente, per questo si può cadere in una sorta di simulazione, in cui la vita non corrisponde al Vangelo.
Il Signore, denunciando il comportamento ipocrita dei farisei, vuole invitarci a vigilare su questo aspetto: se gli altri cercano la fama, il successo, l’applauso, il consenso, non così deve essere per chi vuole davvero seguirlo. Egli ci mette in guardia perché l’insidia del posto d’onore, può fuorviare il discepolo. Come Paolo (II Lettura), che racconta la sua premura ai Tessalonicesi, anche noi siamo chiamati ad essere servitori della gioia dei fratelli, immersi nella croce di Cristo e vittoriosi nella sua Risurrezione.


Elide Siviero

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