Una guida per tutti quelli che sognano di andarsene dall'Italia
Beppe Bonazzoli, autore del libro “Fuga per la vita”
pubblicato da Tropea editore, è un giornalista oramai in pensione che
all’età di 64 anni, si è reso conto che non è mai troppo tardi per
voltare pagina e per ricominciare una nuova vita, rimettendo in gioco la
propria esistenza. Dopo un infarto e cocenti delusioni legate ad un
Paese divenuto oramai arido e povero di opportunità, Beppe ha
abbandonato l’Italia, per trasferirsi prima in Repubblica Dominicana e
poi a Phuket, dove attualmente vive. Con il suo libro spera di essere
riuscito, strappando qualche sorriso, ad instillare nel lettore il seme
della libertà, “a trapiantargli sotto pelle il tarlo dell’evasione per
quando la vita diventa piatta e grigia”.
Beppe ci racconti qualcosa del tuo percorso di vita?
Ho
fatto il giornalista per quarant’anni. Sono stato inviato speciale per
quotidiani e settimanali importanti (La Notte, Epoca, Europeo,
GenteViaggi, SKY tv), ho firmato programmi radiofonici e testi
televisivi. Ho scritto un paio di libri, precisamente I Signori della Notte, sul fenomeno della discoteca anni Novanta e Il respiro del fiume,
viaggio tra globalizzazione e tradizione lungo le rive del Po. Sono
sposato, ho una figlia che vive a New York, sono appassionato di
letteratura, viaggi e cinema d’autore. Approdato alla pensione, ho
deciso di abbandonare questa Italia difficile, senza speranza e senza
futuro, per andare a vivere la terza stagione della mia vita sotto il
sole dei tropici.
Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?
Provate
a farlo almeno per gioco. Bloccate un italiano qualunque – il collega
d’ufficio, il vicino di casa, uno sconosciuto per strada – e senza
troppi giri di parole chiedetegli: «Se fosse possibile, lasceresti
l’Italia per andare a vivere in qualche altro Paese?». Le risposte non
vi lasceranno dubbi. Se poi incalzate e volete capire meglio, chiedete:
«Ma per quali ragioni vorresti abbandonare l’Italia?» E sarà come dar
vita a un cahier de doléances o trovarsi sotto una diga che tracima. L’elenco
delle lamentele è pressoché infinito: costo della vita troppo alto e
qualità della vita troppo bassa, gestione politica scandalosa, crisi
senza fondo, posti di lavoro che si riducono, giovani a spasso,
pensionati alla fame, burocrazia che strangola, tasse che spennano,
meritocrazia negata, giustizia troppo lenta, informazione che fa pena e
poi la diffusa sensazione di vivere in un Paese senza speranze e senza
futuro. Lo sapete che, secondo i sondaggi il 62% degli italiani adulti non esiterebbe a mollare tutto per trasferirsi all’estero?
Da poco è stato pubblicato il tuo libro “Fuga per la vita”, perché questo titolo? E di cosa tratta?
Pubblicato
da Tropea editore nella collana “Non fiction” (pag 168, 13 euro, da
giugno in distribuzione in tutte le librerie d’Italia), “Fuga per la
vita” è un libro assai particolare o meglio tante cose insieme: un po’
saggio, cronaca personale, indagine giornalistica, un po’ manuale di
fuga dalla realtà, ma soprattutto un racconto scandito da quel sogno di
libertà che tanti inseguono – a tutte le età – ma pochissimi riescono a
realizzare. Vi siete chiesti, almeno una volta, che cosa sta succedendo
in Italia? Una parola che sentiamo ripetere sempre più spesso è fuga.
Vogliono fuggire i giovani, le famiglie e i single, vogliono fuggire
perfino i pensionati e le multinazionali.
“Fuga
per la vita” è una lettura destinata a tutti, uomini e donne, giovani e
anziani, single e accoppiati. Perché (volendo) si può anche fuggire in
due. Soprattutto una guida preziosa per scappare dall’Italia,
trasferirsi all’estero e vivere felici. Per aiutare chi vuole andarsene
ho creato e gestisco un sito apposito, www.fugaperlavita.com, dove dispensare consigli preziosi a chi vuol levare l’ancora.
Da quale esigenza è nato il desiderio di scriverlo?
Da
tempo il quadro sociale di questo Paese è sconfortante. Laureati che
sopravvivono con impieghi precari, pensionati che faticano ad arrivare a
fine mese, conti pubblici sempre in rosso, l’economia che non cresce,
il costo della vita che aumenta, la politica ridotta a gossip, sfiducia e
malessere che dilagano come un virus sociale. È in questo scenario depressing che
si compie la metamorfosi di un sessantenne fuori dal coro, un
giornalista pensionato, l’autore di questo libro. Reduce da un infarto,
il vecchio cronista conduce, con cinico realismo, un’indagine attorno e
dentro se stesso. E decide, per salvarsi la vita, di mollare casa,
famiglia, affetti, amicizie, le abitudini di sempre, il Paese che ama.
Decide di andarsene, ma dove andare, da dove ricominciare? Dove
tutti vorrebbero fuggire: dove le spiagge sono bianche e il mare
cobalto, dove la gente sorride e non esiste lo stress, dove si vive con
poco e una pensione dall’Italia permette, ancora, di campare alla
grande.
Quanto lavoro c’è dietro?
Un
anno di ricerca approfondita, di documentazioni verificate e
controllate. La mia tesi che, per salvarsi la vita, bisogna andarsene da
quest’Italia di oggi, è supportata dai risultati di ricerche condotti
da istituti demografici, dalle statistiche Istat, da enti e associazioni
che si occupano di monitorare l’Italia e il morale della sua gente.
Perché mollar tutto, cambiar vita e andarsene non si fa con un colpo di
testa, ma sulla scorta di una ricerca minuziosa, lucida, razionale. C’è
un capitolo di “Fuga per la vita” intitolato “Diventare un emigrante
consapevole”, in cui spiego come prepararsi scientificamente a voltar
pagina. Il libro è anche ricco di testimonianze e storie di italiani che
si sono trasferiti all’estero e raccontano perché l’hanno fatto, dove e
come vivono. Insomma un anno di ricerche e scrittura per poi mettere la
parola fine a questo libro.
Attualmente dove vivi?
“Fuga
per la vita” è ambientato nella Repubblica Dominicana, impropriamente
chiamata Santo Domingo, dove ho vissuto per circa un anno. Poi sono
stato affascinato dall’Oriente e mi sono trasferito a Phuket, in
Thailandia. Phuket è l’isola turistica più famosa e frequentata di tutto
il Sudest asiatico. Un piccolo paradiso con spiagge coralline, 39 isole
intorno, un mare con fondali da sogno, ottimo cibo, costo della vita
molto inferiore al nostro, gente tranquilla e ospitale, ragazze che
sorridono. Ma la Repubblica Dominicana mi è rimasta nel cuore.
Perché avevi scelto come prima meta proprio la Repubblica Dominicana?
Per
una serie di combinazioni. Perché – come spesso capita nella vita - là
avevo degli amici, perché la Repubblica Dominicana è un gran bel posto,
perché lo spagnolo è lingua facile per noi, perché la musica è
coinvolgente e la gente indolente ma simpatica, perché mi trovavo a 3
ore d’aereo da New York, dove vive mia figlia. Perché c’è il sole tutto
l’anno, la qualità della vita è buona e la vita, in generale,
economicamente poco costosa.
Dopo il trasferimento, come e in cosa è cambiata la tua vita?
E’
cambiata nel senso che mi sento rinvigorito, tonificato nel fisico e
nello spirito. Stare lontani dall’Italia, dove le cattive notizie e la
difficoltà del vivere ti avvelena la giornata, fa un gran bene. Ti
disintossica e ti rigenera, perché vedi i mali endemici dell’Italia con
distacco, senza che ti feriscano al cuore. E poi ci guadagni in salute.
Io ho 64 anni e quest’anno mi sono comprato la moto, nonostante due
stent al cuore, in seguito ad un infarto, ho preso il brevetto per le
immersione subacquee, faccio hot yoga, ogni due settimane vado a fare
pesca d’altura, a cacciare il marlin che è il mitico pesce spada pinnato
dei romanzi di Hemingway.
In quale misura è ancora possibile una vita in Italia?
Al
prezzo di forti sacrifici e un coraggio inossidabile. Ma com’è
possibile tirare avanti in un Paese che dichiara il 36,2% di
disoccupazione giovanile, dove il 55% degli ultra 65enni vive con una
pensione inferiore a mille euro al mese, dove solo lo scorso anno 211
persone si sono tolte la vita, perché hanno ricevuto pesanti multe
fiscali o perso il lavoro? Un paese che per 30 anni ha vissuto da
cicala, dice qualcuno, dove i debiti della politica e della cattiva
amministrazione debbono essere pagati dai cittadini. E allora la domanda
è: quando usciremo da questa terribile crisi? E soprattutto, riusciremo
ad uscirne?
Che messaggio desideri trasmettere con il tuo libro?
Lo
scrivo nelle ultime righe dell’ultimo capitolo, una paginetta di “Note
dell’autore”, in cui racconto che questo libro anziché “Fuga per la
vita” avrei voluto chiamarlo “Fuga per la vittoria”, in cui ringrazio
chi mi ha sostenuto e aiutato con consigli e suggerimenti e, infine,
dico al lettore che spero di essere riuscito, strappando qualche
sorriso, ad instillargli il seme della libertà, a trapiantargli sotto
pelle il tarlo dell’evasione per quando la vita diventa piatta e grigia.
Rimettere in gioco la propria esistenza non è mai facile, anzi è molto
difficile, ma non impossibile. Anche i sogni possono diventare realtà.
Basta volerlo.
La mail di Beppe:
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