XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B
Liturgia della Parola:
Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal 29,2.4-6.
11-13; 2Cor 8,7.9.13-15; Mc 5,21-43.
«SE RIUSCIRÒ A TOCCARE LE SUE VESTI SARÒ SALVATA»
DIO è fonte della vita: egli tesse con amore la creatura
nel grembo della madre, impedisce di spegnere la vita
di ogni essere vivente e a chi crede in lui promette l'ingresso
nella vita senza fine. Tutto ciò impegna il credente a rispettare
la vita in tutto il suo percorso: dal suo aprirsi all'esistenza
fino al suo spegnersi. Il libro della Sapienza (I Lettura) ci dice
con chiarezza che Dio non ha creato l'uomo per la morte.
La responsabilità è del diavolo che, per invidia e gelosia,
tenta di sprofondare l'uomo nel peccato che causa la morte
spirituale. La morte fisica ne è la conseguenza. L'apostolo
Paolo (II Lettura), attingendo all'esempio di Cristo che da
ricco che era si è fatto povero, esorta i suoi fedeli a essere generosi
nelle offerte a favore della chiesa-madre di Gerusalemme
che si trovava in gravi difficoltà materiali.
Esortazione
che riguarda anche noi, oggi, e ci spinge a interrogarci sulla
condivisione dei beni terreni con i più poveri. Il racconto
evangelico dei due miracoli: la risurrezione della figlia di
Giairo e la guarigione di una donna affetta da emorragia già
da molti anni riportano la nostra attenzione su Gesù, vita e
salvezza nostra.
Domenico Brandolino, ssp
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