sabato 16 giugno 2012

Il Giorno del Signore : XI Domenica del tempo ordinario, SAN RANIERI PATRONO DI PISA

 17 giugno 2012

XI DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO / B
San Ranieri patrono di Pisa
Liturgia della Parola: Ez 17,22-24; Sal 91,2-3.13-14.15-16; 2Cor 5,6-10; Mc 4,26-34

CON MOLTE PARABOLE ANNUNCIAVA LA PAROLA

«Il regno di Dio è come un granello di senape, il più piccolo di tutti i semi…;ma quando viene seminato, cresce».IN una società secolarizzata, il cristiano come può testimoniare la fede in Cristo? La Parola di Dio indica il cammino da percorrere.
L'evangelista Marco (Vangelo) ci presenta due brevi parabole del Regno: il seme che cresce da solo e quella del granello di senape. Nella prima il seme che viene gettato nella terra, germoglia e cresce da solo. È Lui il Signore del Regno, l'uomo è solo un umile collaboratore, che attende la raccolta. Ognuno, sa di dover fare quello che può, ma il risultato dipende da Dio.
La seconda parabola, tratta del seme, quello di senape. Anche se piccolo, possiede un dinamismo impensabile. Così è il Regno di Dio, una realtà piccola umanamente, composta da persone non importanti agli occhi dei potenti del mondo; eppure attraverso di loro irrompe la forza di Cristo che trasforma tutte le cose. Il profeta Ezechiele (I Lettura), cerca di infondere fiducia e speranza al popolo esiliato in Babilonia, come Paolo (II Lettura) che scrive ai Corinzi invitandoli ad avere fiducia nonostante le difficoltà del ministero apostolico e a mettere a frutto i doni di Dio che abbiamo ricevuto.
Filippo Rappa, ssp
 San Ranieri di Pisa
Ranieri nacque l'anno 1118. I genitori, Gandulfo Scacceri e Mingarda Buzzaccherini che appartenevano entrambi a famiglie benestanti, decisero di affiancare negli studi del loro unico figlio don Enrico di San Martino in Kinzica. Ma Ranieri, particolarmente dotato per la musica (imparò a suonare la lira) e per il canto, preferiva i divertimenti e gli svaghi agli studi e agli impegni. A nulla valsero gli sforzi dei genitori di ricondurlo ad un comportamento più cristiano: il giovane pisano trascorse la sua giovinezza trascurando gli insegnamenti dei genitori e quelli di don Enrico.
Fu all'età di 19 anni che Ranieri decise di cambiare radicalmente vita. L'incontro con un eremita di nome Alberto, proveniente dalla Corsica e stabilitosi nel monastero pisano di S. Vito, lo spinse ad abbracciare con convinzione la fede cristiana e porsi così al servizio di Dio. Ricevuto da Dio l'invito a recarsi in terra Santa, Ranieri partì senza indugio.
All'età di 23 anni decise di vivere in assoluta povertà: si liberò di tutte le ricchezze e le donò ai poveri e ai bisognosi. L'unica sua preoccupazione rimase quella di imitare meglio possibile il suo maestro, Gesù Cristo. Indossata la veste del penitente consegnata a tutti i pellegrini che si recavano al monte Calvario, la pilurica, trascorse un lungo periodo presso gli eremiti in Terra Santa, dove compì numerosi miracoli.
Punì il suo corpo con lunghi digiuni, astenendosi normalmente dal cibo tutti i giorni della settimana esclusi il giovedì e la domenica, cercando di vincere l'orgoglio personale dovuto alla fama che già lo circondava presso i fedeli. La rinuncia a sé e il totale servizio a Dio gli consentirono di superare le numerose tentazioni che il maligno non gli fece mai mancare nei 13 anni di soggiorno in Terra Santa.
Tornato a Pisa nel 1154 già circondato dalla fama di santo, continuò ad operare miracoli anche nella città natale: l'ammirazione dei suoi concittadini non poteva che accompagnarlo fino all'ultimo giorno di vita. Ranieri morì dopo sette anni dal suo rientro dalla Terra Santa, venerdì 17 giugno 1161.
Agli occhi dei pisani, Ranieri fu santo già in vita. Una volta abbandonata la vita terrena, un suo discepolo, il canonico Benincasa, si incaricò di scrivere nel 1162 una Vita del santo, testo che conobbe una certa fortuna per la traduzione del carmelitano fra Giuseppe Maria Sanminiatelli del 1755 e nuovamente edita sempre a Pisa nel 1842. Laico, come numerosi santi di quel secolo, Ranieri fu ricordato dai pisani anche per l'abitudine del santo di donare a chi gli si rivolgeva pane e acqua benedetti, ragione per la quale il canonico Benincasa chiamava il santo "Ranieri dall'Acqua" (forse immaginandone il cognome, ma certamente attestando l'abitudine dei prodigi per mezzo dell'acqua da lui benedetta).
Nel 1632 l'Arcivescovo di Pisa, il Clero locale, il Magistrato pisano, coll'annuenza della sacra Congregazione dei Riti elessero Ranieri patrono principale della città e della diocesi. Il 1689 venne decisa la traslazione del suo corpo, che fu definitivamente collocato sull'altare maggiore. Durante la notte della traslazione i pisani illuminarono le loro case per rendere omaggio alla figura del loro santo più amato.


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