lunedì 7 novembre 2011

MYANMAR Apertura dal governo: Aung San Suu Kyi e la Nld presto nel sistema politico birmano

Escluso dalle elezioni parlamentari del 2010, il principale partito di opposizione e la sua leader potrebbero diventare “legali”. Il presidente ha firmato tre emendamenti alla legge sulla registrazione dei partiti, che riapronno le porte alla Nobel per la pace. Plausi e incoraggiamenti da Ue, Usa e Onu.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Alti funzionari di Stati Uniti, Unione europea e Nazioni Unite sostengono gli “importanti cambiamenti” avvenuti nelle ultime settimane in Myanmar, invitando il governo a proseguire nel cammino delle riforme. Nei giorni scorsi il presidente birmano Thein Sein ha firmato una serie di emendamenti – approvata in prima istanza dai due rami del Parlamento – che modificano la sezione inerente la “Registrazione dei partiti politici”. Le modifiche permetteranno alla leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi e al suo partito, la Lega nazionale per la democrazia (Nld), di rientrare a pieno titolo nel sistema politico del Paese. La Nld è al momento considerato un movimento “fuorilegge”, perché non ha accettato le condizioni previste dal vecchio regime militare, per partecipare alle elezioni politiche nel novembre scorso.

Lo scorso 4 novembre la tv di Stato in Myanmar ha annunciato la firma di Thein Sein in calce a una legge, che modifica tre punti chiave in materia di elezioni. L’emendamento modifica la definizione secondo cui tutti i partiti devono “proteggere” la Costituzione, approvata dai militari nel 2008, con un referendum tenuto durante l’emergenza causata dal ciclone Nargis e caratterizzato da brogli. Ora il testo parla di “rispettare” la Carta, offrendo così la possibilità a partiti come la Nld di poter rientrare sulla scena politica. La nuova legge cancella altre due clausole: quella che impediva a detenuti e condannati – fra cui Aung San Suu Kyi – di aderire a partiti; la terza norma emenda il comma secondo cui possono presentarsi alle elezioni solo i partiti che hanno concorso alla formazione dell’attuale Parlamento.

Il 7 novembre 2010 in Myanmar si sono tenute le prime elezioni politiche dopo 20 anni di dittatura, che hanno segnato il passaggio da un regime militare alla nascita di un Parlamento, che ha poi nominato un governo formato da civili. In realtà sul voto hanno pesato gravi accuse di brogli e l’esecutivo è ancora oggi formato e sostenuto da militari. Tuttavia negli ultimi tempi, sotto le guida del presidente, pare aver imboccato un cammino di maggiore democratizzazione del Paese, a partire dal rilascio della leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi, fino all’allentamento della censura sui media.

I cambiamenti politici – forse determinati dal desiderio di acquisire legittimazione a livello internazionale e la cancellazione delle sanzioni economiche e commerciali dell’Occidente – registrano importanti consensi: l’ambasciatore David Lipman, capo della delegazione Ue in Thailandia, Cambogia, Myanmar e Laos parla di “cambiamenti importanti in corso nel Paese” e conferma le “speranze” e il “sostegno” dell’Unione europea per questo “momento di cambiamento”. Segnali incoraggianti giungono anche da Washington, dove l’inviato speciale Usa per il Myanmar Derek Mitchell parla di “passi postivi” intrapresi da Nayipydaw fra cui il rilascio di una parte dei prigionieri politici e le aperture alla Nld. Da ultimo la nota di Vijay Nambiar, consigliere speciale del segretario generale Onu Ban Ki-moon, che invita l’esecutivo birmano a proseguire nel solco delle riforme.

Nessun commento: