
In migliaia sono costretti a vivere in ripari di fortuna o a dormire all’aperto e le autorità al momento sembrano impotenti di fronte all’emergenza. Ieri le Nazioni Unite hanno iniziato a fornire cibo e beni di prima necessità a circa metà dei 5,3 milioni di vittime delle alluvioni. Amjad Jamal, portavoce del World Food Programme (Wfp) spiega che l’agenzia Onu ha fornito - fra l'altro - pacchetti di cibo a oltre 600 famiglie di Badin, uno dei distretti del Sindh maggiormente colpiti dalle piogge torrenziali. Le alluvioni interessano 23 distretti della provincia meridionale pakistana e hanno distrutto coltivazioni per 1,7 milioni di acri di terra. Ad oggi sono stati allestiti 2.490 centri di prima accoglienza in diverse aree, per ospitare gli sfollati. La Protezione civile locale – la National Disaster Management Authority (Ndma) – conferma “l’enorme” portata del disastro, che definisce “unica” per tipologia e grandezza, con oltre 1 metro di acqua caduta nelle ultime quattro settimane.
L’ambasciata cinese in Pakistan ha promesso aiuto per 4,7 milioni di dollari per affrontare l’emergenza e aiutare le vittime nel Sindh. Il premier Yousaf Raza Gilani ha confermato che il volume di acqua che è caduto è superiore di due volte e mezza la media stagionale e ha inondato oltre 4,1 milioni di acri di terreno. Sono 700mila le case danneggiate, almeno 150mila le persone accolte nei centri di emergenza che hanno bisogno di assistenza immediata. Tra gli sfollati vi sono anche 2,5 milioni di bambini.
L’emergenza arriva a poche settimane dalle accuse lanciate da Oxfam al governo pakistano, che non ha saputo – o voluto – attuare misure concrete per prevenire alluvioni o disastri naturali, nonostante le disastrose alluvioni del 2010 che hanno colpito 21 milioni di persone e causato danni per 10 miliardi di dollari. E le previsioni non inducono all’ottimismo: Arif Mehmood, del centro meteo, annuncia “nuove alluvioni e ulteriori problemi a causa delle piogge” per i prossimi giorni.
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