lunedì 5 settembre 2011

Cuba continuerà a mostrare la sua verità

da www.cubadebate.cu del 2 settembre 2011

Cuba continuerà a mostrare la sua verità

di Deysi Francis Mexidor

Una nuova escalation di aggressioni del Governo degli Stati Uniti si sviluppa contro Cuba a partire da una campagna di stampa che pone l’accento su un presunto clima di violenza e di repressione all’interno del nostro paese.

Il momento non è casuale, si sceglie uno scenario particolarmente convulso in Europa e nel mondo arabo, a causa soprattutto degli sviluppi degli avvenimenti in Libia e in Siria.

L'attuale crociata generata dalla Florida intende generare nei media internazionali un’opinione per proiettare l'immagine distorta di un ipotetico aumento della repressione poliziesca a Cuba, e per questo si serve, come sempre, dei suoi storici salariati, come è stato dimostrato nella denuncia “Le ragioni di Cuba”.

Le presunte donne “represse” sono le autotitolate Damas de Blanco, la cui attuazione al servizio degli interessi di una potenza straniera è nota, come sono note le somme di denaro che ricevono da gruppi terroristici che sostengono i loro piani di provocazione.

Queste mercenarie dell'Impero, che si ama presentare come “pacifiche” e “maltrattate”, entrano nello schema della strategia della Casa Bianca che cerca un pretesto di condanna a Cuba di fronte agli organismi internazionali.

Essendo carenti di motivi e avendo abbandonato il paese la quasi totalità delle componenti di questo gruppuscolo, sono ricorse ora a comprare il sostegno dei cittadini con condotte antisociali, in quanto quello a cui aspirano è un avallo che permetta loro di ottenere un visto per emigrare.

Le loro azioni in questi casi si producono in modo regolare dopo una visita alla Sezione di Interessi degli Stati Uniti a La Habana, dove sono ricevute sistematicamente in modo preferenziale, per la loro preparazione, per ricevere orientamenti e rifornimenti.

Il massacro del popolo libico, perpetrato dall'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) e dagli Stati Uniti - con l'auspicio del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e sotto la falsa scusa di proteggere civili - è un'alternativa che i nemici della Rivoluzione sognano di legittimare contro Cuba.

Lo scorso 23 agosto la congressista di origine cubana Ileana Ros-Lehtinen, presidentessa del Comitato di Relazioni Estere della Camera dei Rappresentanti, ha chiesto a Obama di aumentare le sanzioni “contro il regime cubano per le ultime aggressioni alle Damas de Blanco”.

Nei suoi eccessi e deliri è andata oltre: ha detto che le stesse “nazioni democratiche” che sostengono quelli che incoraggiano rivolte per abbattere governi in Medio Oriente e in Africa devono appoggiare “l’opposizione” dentro Cuba.

La congressista federale è la stessa che in precedenza si era congratulata per l'inserimento del nostro paese nella fittizia lista che ogni anno il Dipartimento di Stato emette su presunte nazioni che patrocinano il terrorismo, dato che, secondo lei, questo mette in rilievo “la grave minaccia” che rappresenta Cuba per la sicurezza statunitense e della regione.

Con il sostegno del Governo nordamericano e dei suoi Servizi Speciali, vengono amplificate le provocazioni di queste mercenarie.

Per questo ripetono notizie false su diversi mezzi di stampa. Sono azioni che fanno parte di operazioni della cosiddetta guerra psicologica, utilizzata dalla CIA.

Ma innanzitutto perseguono l'obiettivo di generare a qualunque prezzo un incidente che mediaticamente permetta di creare “un caso” su una presunta repressione.

Alcune di queste cittadine hanno tentato di realizzare disordini pubblici a La Habana e a Santiago de Cuba, dove si erano recate dalla capitale, per dirigere le azioni che sono state respinte in modo spontaneo dalla popolazione con slogan di sostegno al processo socialista e ai suoi leader.

Queste donne che oggi si presentano come vittime, che dopo l'esecuzione delle azioni controrivoluzionarie ricevono il pagamento inviato da Miami, sono le stesse che nel 2009 si sono congratulate con il golpista honduregno Roberto Micheletti per la sua azione, mentre per le strade di Tegucigalpa scorreva il sangue del popolo.

Le immagini dei manifestanti repressi in Spagna con colpi e gas lacrimogeni, o a Santiago del Cile, ad Atene, a Londra e persino nella stessa New York, non si vedono a Cuba dai tempi in cui governava il tiranno Fulgencio Batista, figlioccio prediletto delle diverse amministrazioni nordamericane.

Le percosse della polizia, i carri antisommossa e i morti, com’è appena successo a un giovane cileno assassinato durante le proteste studentesche che scuotono la nazione sud-americana, non hanno ricevuto simili campagne di stampa.

I portavoce del Dipartimento di Stato non si sono pronunciati, mentre i congressisti dello stile di Ileana Ros-Lehtinen sono rimasti muti.

Per i cubani è sacra la difesa di un processo che tanto sangue prezioso è costato negli oltre 140 anni di lotta. Per questo continueranno a denunciare queste manovre con le prove che rivelino al mondo la nostra verità.

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