giovedì 19 maggio 2011

MYANMAR Aung San Suu Kyi: “presto” una campagna politica fuori Yangon


Dopo otto anni la leader dell’opposizione potrebbe muoversi in tutto il territorio provinciale, per promuovere la sua battaglia pro-democrazia e diritti umani. La Nobel per la pace auspica il rinnovo delle sanzioni Usa, perché in Myanmar non si sono registrati “miglioramenti significativi”. La liberazione di un piccolo numero di dissidenti non è amnistia, ma atto di “clemenza”.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Aung San Suu Kyi potrebbe “presto” spostarsi nelle aree attorno a Yangon, per fare campagna politica a favore del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia (Nld). Lo ha annunciato oggi la Nobel per la pace, in un incontro con i giornalisti. Per ora non sarebbero in programma veri e propri spostamenti per il Paese, ma solo nelle aree circostanti la ex capitale della Birmania.
La leader dell’opposizione ha trascorso 15 degli ultimi 21 anni agli arresti domiciliari, i cui termini sono scaduti nel novembre scorso all’indomani delle elezioni politiche. Fin dai primi giorni la donna ha sottolineato il desiderio di continuare la propria battaglia per la democrazia e i diritti umani in Myanmar, ma non ha mai lasciato la città per il timore di attacchi (cfr. AsiaNews 17/11/2010, Giunta birmana: carcere per chi denuncia brogli. Un "avvertimento" ad Aung San Suu Kyi).
In passato le autorità birmane hanno impedito ad Aung San Suu Kyi di viaggiare per il Paese, nel timore che la popolarità della donna potesse fomentare il dissenso nei confronti della leadership militare. L’ultimo provvedimento restrittivo nei suoi confronti è stato emesso nel maggio 2003, all’indomani di un attentato contro il suo convoglio nei pressi di Depayin, nord del Myanmar. La Nobel per la pace è uscita indenne dall’attacco, in cui hanno perso la vita decine di simpatizzanti della Nld.
A margine dell’incontro con il diplomatico Usa Joseph Yun, la leader dell’opposizione ha parlato anche delle sanzioni statunitensi contro il Myanmar, augurandosi che Barack Obama decida di rinnovarle perché non si sono visti “miglioramenti significativi” nel Paese. In merito alla liberazione di circa 17mila detenuti, la “Signora” chiarisce che non si tratta di “amnistia”, quanto piuttosto di “clemenza” (cfr. AsiaNews 18/05/11, Scarcerati 36 attivisti birmani. Hrw: “risposta patetica” alle richieste di democrazia).

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