sabato 12 febbraio 2011

Primavera birmana ( di Marco Casini )

Primavera birmana

di Marco Casini

L'ingresso per le grotte di Pindaya (foto Marco Casini)

Yangon, con le sue grandi pagode e i mercati colorati. Il lago Inle e i villaggi di pescatori. Le statue di Buddha delle grotte di Pindaya e i 4mila templi della valle di Bagan. A pochi mesi dalla liberazione del premio Nobel Aung San Suu Kyi, un viaggio per scoprire la cultura millenaria del Myanmar e il calore dei suoi abitanti. Tra grandi paesaggi e speranze di libertà


Tutto è iniziato con le elezioni parlamentari, lo scorso 7 novembre, le prime dopo 20 anni. Poi, il 13 novembre, la liberazione di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, costretta dal1989 - con alcuni intervalli - agli arresti domiciliari. In Myanmar, forse, si comincia a respirare un'aria nuova. Nonostante le contestazioni dei Paesi occidentali, che hanno accusato il regime militare di avere indetto "elezioni farsa", restano comunque i piccoli segnali di apertura. Vero o solo di facciata, questo cambiamento di direzione può essere uno stimolo ulteriore per decidere di esplorare la realtà di un Paese di antichissima civiltà, ricco di atmosfere suggestive. Un viaggio che può rappresentare un gesto per incoraggiare l'apertura e per fare sentire questo popolo un po' meno isolato dal resto del mondo.

TRA LE PAGODE DI YANGON
Per godere al meglio questi luoghi, è consigliabile visitare il Myanmar almeno in 10 giorni, nel periodo che va da ottobre a marzo, la stagione secca, seguendo un itinerario che ne valorizzi gli aspetti più caratteristici: la vita nelle città, la religiosità, il mondo rurale, il patrimonio archeologico.

Lo scalo aereo più importante è Yangon, ex capitale, la città più popolosa della nazione. La città è piena di vita, con i suoi mercati colorati e le grandi pagode. Tra queste, la più famosa è la Shwedagon Paya, il santuario buddhista più importante del Paese, sormontato dall'enorme guglia dorata, abbagliante alla luce del sole, un caleidoscopio di colori al tramonto. Qui, fino a tarda sera, si vedono fedeli in meditazione davanti alle colorate statue del Buddha. Non è difficile incontrare qualche monaco che rivolge la parola anche ai turisti, per scambiare due chiacchiere, un primo assaggio dell'indole socievole del popolo birmano. Un altro tempio da vedere è la Chaukhtatkyi Paya, dove si trova una gigantesca statua del Buddha sdraiato lunga 65 metri.

Una volta in città vale la pena alzarsi presto una mattina e visitare il mercato del pesce, dove, una volta attraccate le navi, viene organizzata la vendita all'ingrosso e al dettaglio. Il pescato, freschissimo, si trova in grandi quantità sui pavimenti dei capannoni: è qui che si svolgono le contrattazioni, tra le bancarelle, dove girano i piccoli portatori di ghiaccio.

Sono diversi a Yangon i mercati coperti: vale una visita quello delle pietre preziose, dove si possono trovare i rubini per per cui il Myanmar è famoso in tuttto il mondo. Per una passeggiata serale, l'ideale è il quartiere cinese dove, in netto contrasto con le zone abitate dai birmani, fino a tarda notte c'è grande movimento, con ristoranti e negozi aperti, bancarelle dove si cucinano all'aperto carne e pesce.

IL LAGO INLE
Lasciando la città, con un volo delle locali Yangon Air ci si sposta al nord, arrivando all'aeroporto di Heho, da cui ci si dirige in pullmann verso il villaggio di Khaung Daing, sul lago Inle. La città ora è lontana e il paesaggio si è trasformato nelle distese verdi caratteristiche del Myanmar. Il lago Inle è la tappa più importante del viaggio: spostandosi in barca, servono almeno due o tre giorni per visitare villaggi, monasteri su palafitte, mercati galleggianti. Questo bacino di acque calmissime costituisce un vero e proprio ecosistema per i suoi abitanti, che oltre alla pesca, sfruttano le alghe, dragate dal fondo del lago, per fabbricare isolotti galleggianti su cui coltivare vari tipi di ortaggi. Unico al mondo è il modo di remare dei barcaioli locali, che spingono il remo con un piede, mantenendo con l'altro l'equilibro sulla barca. Da non perdere, il pranzo in uno dei numerosi ristoranti galleggianti che si trovano sul lago, dove assaggiare piatti locali accompagnati da un bicchiere di succo di lime (un consiglio: chiedete che per la preparazione venga usata acqua in bottiglia).

Da visitare anche la pagoda di Phaung Daw Oo e, nelle vicinanze, una shop factory di seta, che viene ricavata dalla pianta del loto: qui è possibile ammirarare le lavoratrici che, come per magia, estraggono dai rami dellla pianta loto i fili che vengono poi filati, tessuti e colorati.
Tra le varie mete raggiungibili in barca, non può mancare la visita al sito archeologico di Inthein, dove si trovano migliaia di stupa (monumenti buddhisti) antichissimi, per lo più in rovina, che sono stati liberati dalla vegetazione che li avvolgeva. In Myanmar capita spesso di incontrare monaci buddhisti di tutte le età, vestiti del classico saio rosso, soprattutto intorno a templi e santuari.

I BUDDHA DI PINDAYA
Lasciato il lago Inle, ci si sposta via terra a nord-ovest verso Pindaya. Lungo il percorso ci si può fermare a vedere la vita nei villaggi di contadini che abitano queste zone e si possono incontrare uomini di etnia Pa-o e Danu, riconoscibilidai turbanti variopinti. Pindaya è sede di un famoso e spettacolare luogo di culto: all'interno delle grandi grotte presenti sulle pendici di una montagna, sono state deposte, come segno di devozione, più di 8mila statue di Buddha di tutte le grandezze e dei più svariati materiali. Le grotte sono illuminate artificialmente e si possono visitare, rigorosamente a piedi nudi, in segno di rispetto, come obbligatorio in ogni pagoda.

Nel tragitto di ritorno da Pindaya verso l'aeroporto di Heho valgono una visita i mercati di fiori, dove vengono venduti bulbi di orchidea, e le botteghe dove vengono fabbricati gli ombrelli di carta colorata, molto comuni da queste parti. Da Heho si decolla per Bagan, importante località turistica lungo il fiume Ayeyarwady.

I 4MILA TEMPLI DI BAGAN
La vallata dove sorge Bagan è uno dei più importanti siti di archeologia religiosa buddhista al mondo: oltre 4mila templi sono sparsi nella valle a perdita d'occhio, vestigia di un potente regno che aveva qui la sua capitale tra il 1040 e il 1287 d.C. Per le visite ai templi più importanti, si può scegliere una guida locale e muoversi su piccoli carretti trainati da cavalli. Da non perdere lo spettacolo della valle all'alba e al tramonto, quando le numerosissime guglie si stagliano ancora più evidenti sul profilo dell'orizzonte. Nella città di Bagan non mancano mercati caratteristici, dove si trovano prodotti locali, come il legno di limone o murraya, da cui si estrae una crema profumata, la thanaka, con cui donne e bambini si cospargono il viso.

A Bagan può ammirare la Shwezigon Paya, una maestosa pagoda completamente dorata, importante meta di pellegrinaggio. I pellegrini in visita sostano nella pagoda anche per consumare i pasti e non è raro incontrare qualcuno che vi offra di dividere il suo pasto o un sorso di the verde. Nei dintorni sono numerosi i laboratori-mercato dove si fabbricano e vendono le lacche, oggetti decorati tipici dell'artigianato birmano, che vengono prodotti utilizzando crini di cavallo o bambù, modellati con la resina estratta da un particolare albero chiamato appunto "albero della lacca".

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