mercoledì 23 febbraio 2011

ORIENTE Wakayama, l'anima del Giappone ( di Stefania Viti )

Alla scoperta della provincia (prefettura) sacra del Paese del Sol Levante. Tra sentieri ricchi di memorie religiose e una natura favolosa, patrimonio Unesco

In un mondo sempre più piccolo e in cui tutto sembra conosciuto, stupisce scoprire che esistono ancora luoghi nascosti, bellissimi e suggestivi. La Prefettura di Wakayama - nella penisola di Kii (Giappone centrale), la parte che da sotto a Osaka si estende a sud-est e si affaccia sull´Oceano Pacifico - è uno di questi. Sede di alcuni tra i centri religiosi più importanti del Paese, la storia di questa regione si perde nel tempo da quando asceti e monaci iniziarono a frequentare queste montagne e la penisola divenne un luogo sacro, simbolo dell´unione tra la forza divina e la potenza naturale. I giapponesi, per cultura sensibili al fascino della natura, da secoli continuano a rendere omaggio a questa regione visitandola in migliaia ogni anno.

I paesaggi di queste terre sono, infatti, rimasti immutati e ogni stagione è ottima per godere delle bellezze di questo paradiso. Se d´inverno la neve porta sulla montagna un irreale silenzio dentro il quale spicca il contrasto tra i colori vivaci delle tonache arancioni dei monaci e il bianco della neve, in primavera le rosse lacche dei templi si confondono con il rosa pallido dei petali dei fiori di ciliegio i quali, una volta sfioriti, lasciano spazio al trionfo della lussuriosa vegetazione estiva. In tempi remoti fu proprio la bellezza selvaggia di queste montagne a stimolare lo sviluppo di un culto di adorazione della natura che esiste ancora oggi.

Le montagne di questa penisola sono uno dei rari luoghi dove è possibile incontrare gli Yamabushi, shamani e asceti delle montagne che da secoli praticano lo shugendo, un´antica religione sincretista che unisce elementi buddisti, scintoisti, taoisti e prove di resistenza fisica.

Culla di spiritualità, la provincia di Wakayama ospita uno dei centri mistici più importanti di tutto il Giappone, il Koya-san (il Monte Koya), il complesso monastico eretto nell´816 dal monaco buddista Kobodaishi fondatore della scuola esoterica Shingon che qui vi viene ancora praticata. Immerso in un ambiente sereno e circondato da una natura rigogliosa e pura, Koya-san è una sorta di Assisi del Sol Levante, una delle mete di pellegrinaggio più antiche e frequentate del Giappone. A spingersi in questi luoghi ascetici e misteriosi non sono però soltanto i giapponesi: degli oltre cinque milioni di turisti che ogni anno visitano Wakayama circa centotrentamila sono stranieri, in particolare francesi. Alcuni tour operator d´oltralpe inseriscono Wakayama tra le mete più importanti del Giappone centrale dando la possibilità di visitare questa zona insieme a Kyoto. «Il credo in Dio sta diminuendo, ma la ricerca spirituale sta aumentando» spiega Kurto Genso, monaco buddista di origine svizzera che dal 1997 vive al Muryôkô-in, uno dei cinquantadue shukubo del Koya-san, «anche per questo qui arrivano ospiti da tutto il mondo».


In questa zona non esistono hotel e a chi decide di arrivare quassù non resta che pernottare negli shukubo, i templi buddisti nati per ospitare pellegrini ma che oggi accolgono anche i turisti. Sveglia all´alba, preghiera rituale e cucina vegetariana shojin: la vita a contatto con i monaci è una delle esperienze più intense che si possono fare in questa penisola, dal 2004 dichiarata Patrimonio dell´Umanità come "luogo sacro e percorso di pellegrinaggio nei monti Kii". Chi lo desidera può, infatti, continuare il cammino intimo e spirituale percorrendo i Kumano Kodo, i sentieri di pellegrinaggio che da secoli si dipanano nel cuore della montagna. Famose già nel nono secolo, queste piccole strade selciate collegano il Koya-san con i Kumano Sanzan, le tre montagne sacre di Kumano che ospitano importanti santuari scintoisti (Kumano Hongu Taisha, Kumano Hatayama Taisha e Kumano Nachi Taisha) e templi buddisti (Seiganto-ji e Fudarakusan-ji). Insieme a quella di Santiago de Compostela in Spagna, queste vie di pellegrinaggio sono le uniche inserite tra i siti dell´Unesco.
Alla purificazione dello spirito non può non seguire quella del corpo, dato che la Prefettura di Wakayama è ricca di onsen, le sorgenti termali naturali.

Alcune, come le Yunomine Onsen - vicino a Kumano Hongu Taisha, il principale santuario della zona - vantano una storia lunga 1.800 anni: in passato i pellegrini si immergevano proprio qui per i loro riti di purificazione. La leggenda narra che le acque delle onsen di Yunomine cambino colore sette volte durante la giornata e abbiano anche un potere curativo. «Venendo in Giappone non potevamo non visitare le onsen» spiegano Adam e Michelle, turisti francesi arrivati da Tokyo alla stazione di Tanabe. «Così abbiamo deciso di venire fin qui. Siamo arrivati con il treno e proseguiremo per Yunomine con l´autobus.

Il sito web della zona, che è in inglese, è benfatto e siamo riusciti a trovare tutti i collegamenti per spostarci coi mezzi pubblici». Le onsen offrono il loro conforto tutto l´anno e non c´è che l´imbarazzo della scelta: Kawayu - il fiume d´acqua calda - è una grandissima onsen all´aria aperta mentre a Wataze Onsen è possibile trovare sorgenti e piscine negli stretti passi tra le montagne; le Ryujin Onsen, vicino a Tanabe, sono famose per rendere la pelle liscia e luminosa, mentre a Shirahama e Nachi Katsuura ci si può immergere in sorgenti termali naturali a ridosso del mare, in un panorama mozzafiato che ha attirato, fin dall´antichità, principi e imperatori.

http://viaggi.repubblica.it/articolo/wakayama-l-anima-del-giappone/223171

Nessun commento: