giovedì 3 febbraio 2011

CAMBOGIA : Casa della luce a Phnom Penh ( dal viaggio di Giovanna)


Grazie Giovanna per questa bella testimonianza di solidarietà, una tappa importante nel tuo splendido viaggio.

Lighthouse. Il regalo piu bello che ci siamo fatti per chiudere questo viaggio.
Il faro.

Un orfanotrofio alle porte della citta, 92 bambini, due signore, tre dormitori e un piccolo appezzamento di terra. Nei letti dormono in 3 o 4 ma almeno li hanno i letti, e hanno anche le scarpe, e vestiti puliti, e sorridono.
Non hanno alcun supporto pubblico, sopravvivono solo grazie ai turisti che arrivano da loro accompagnati da qualche tuk tuk driver dall' animo gentile, come Visna, il nostro.
Ieri sera abbiamo cenato insieme in un ottimo ristorante, acora BBQ khmer e ancora serpente. Abbiamo arrostito noi ancora una volta, e poi calamari e gamberi e manzo.
Anche li bambini affamati, non c'erano altri turisti, i bimbi chiedevano cibo ai cambogiani piu fortunati di loro. Li abbiamo invitati a tavola con noi, una cosa che probabilmente tampona piu i nostri contorcimenti interiori nel vederli che la loro fame.
Poi Visna ci ha parlato della Lighthouse, così stamattina invece che al tribunale siamo andati al mercato a caricare allo sfinimento il nostro tuk tuk: tre giganteschi sacchi di riso, qualche decina di chili di frutta fresca, libri, penne, quaderni, dentifricio, saponi e insomma un pò di cose che servono e che non hanno. E naturalmente soldi che quelli mancano sempre e dolorosamente. Pensandoci, a partire dal cibo, è tutto cosi scontato per noi. Non lo cerchiamo nemmeno. Serve una penna, eccola. Invece loro devono conquistarsi tutto.
E' sempre cosi negli orfanotrofi di tutto il mondo.
La sponsor principale sembra essere la signora Adeline dall Australia. Ha gia fatto costruire un muro e un dormitorio.
Sorridevano tutti e tutti sono corsi verso la frutta, la vicedirettrice prendeva nota di ogni bambino avesse gia ricevuto la sua parte, cosi da non dargliela ancora. E' giusto così, lo so, almeno tutti potranno averne e per qualche giorno ancora. Ma quei frutti contati e annotati ci hanno reso ancora piu chiaro lo stato di privazione costante in cui vivono questi piccoli.
Siamo i primi visitatori italiani ci ha detto la direttrice, però nel libro degli ospiti ho visto che ogni tanto altri turisti francesi, inglesi, americani australiani arrivano. Meglio cosi, hanno tanto bisogno d aiuto. Quante persone da aiutare e cosi pochi mezzi per farlo. Passeggiare nelle strade qui e una cosa raggelante.
Un bambino cui avevamo dato qualcosa è corso subito a prendersi una economicissima zuppa dal venditore ambulante a lato della strada. Gli indicava gli ingredienti col dito: " voglio questo, questo e questo" e gli saltellava intorno. Appena ha avuto il soldino è corso a mangiare. E con lui diversi altri che erano in zona e hanno giustamente approfittato della nostra presenza. Basta cosi poco ma possiamo anche fare cosi poco.
La solidarieta e un dovere. Non serve non venire qui, non vedere per star tranquilli. Bisogna vedere. La fame esiste e guardarla nelle costole, nel viso appuntito di un bambino magro per quanto straziante è sempre un lezione che vale la pena di seguire. Ancora una volta ho pensato a quanto poco facciamo. Troppo poco.

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