XXXII DOMENICA DEL
Liturgia della Parola: 2Mac 7,1-2.9-14; Sal 16,1.5-6.8.15; 2Ts 2,16 – 3,5; Lc 20,27-38.
DAVANTI A TE, PADRE, ANCHE I MORTI VIVONO
IL Dio più forte della morte «ci risusciterà a vita nuova ed eterna» (I Lettura), ed è così umile da ritenere i suoi amici parte integrante di sé e al punto da qualificarsi attraverso i nomi di tutti coloro che hanno vissuto nella sua amicizia. Lui ricorda, infatti, i loro nomi accanto a quello di Isacco, e pronuncia il mio e ogni nome insieme a quello di Gesù, il primo dei risorti; e con ogni singolo uomo ha stretto un patto: «ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza» (II Lettura).
Il legame di Dio con noi è il punto decisivo, la nostra vita parte della sua. Dio stesso è la nostra vita, «tutti vivono per lui» e lui vive di noi. E vive di me, poiché l’amato è la vita di chi ama. Il cammino dell’uomo che sembra vada dalla vita verso la morte in Cristo Gesù, invece, si capovolge: dalla morte alla vita va il pellegrinaggio dell’uomo. La nostra morte sta dietro, sta alle spalle, non in faccia. In faccia a me c’è il Dio dei viventi. Da questo santuario di Dio che è la terra, le porte della morte si aprono verso l’esterno: ma su che cosa si aprono? Sulla vita! Là dove Dio è Padre. Egli è il «Dio dei viventi».
Giuseppe Lipari
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